giovedì 31 dicembre 2009

Ciao Marius

Non posso che condividere appieno quanto riprendo dalla Nuova Sardegna.
Mario Sardara è stato l'esempio più vivido dell'autentico supporter.
Decenni prima che si guardasse al rugby come "sport pulito" Marius ha rappresentato per noi tifosi del Cagliari Calcio la testimonianza che la passione e l'attaccamaneto ai colori può tranquillamente andare a braccetto con il rispetto per l'avversario e la pacatezza nei modi.
Ciao Marius, che la terra ti sia lieve.

Dal dopoguerra ha fatto indossare i colori rossoblù alla statua di Carlo Felice. Ha trascorso molte notti chiacchierando con Gigi Riva. Rombo di tuono si “nascondeva” spesso tra biliardini e macchinette del gelato del suo bar di viale Trento. Un locale che ha ospitato un po’ tutti: da Gianni Brera a Giampiero Boniperti. Il bar aveva il suo nome: Marius.Lui, Mario Sardara all’anagrafe, cittadino onorario di Mandas, natali all’Asinara - i genitori lavoravano dalle parti di Porto Torres - se ne è andato ieri pomeriggio. Il presidente onorario dei Cagliari club è stato sconfitto da un male a un polmone a 85 anni.
Da qualche stagione non passava allo stadio. Ma per quasi mezzo secolo il suo striscione era garanzia di tifo pulito e sincero. Marius accoglieva i tifosi in piazza Yenne. Nel suo primo bar, con un amplificatore rudimentale, trasmetteva al telefono le partite in trasferta di Mattrel e Rizzo. Per le gare in casa, era il “re” dell’Amsicora. Al Sant’Elia si era piazzato nel settore Distinti. Poi, il drappo “Marius, Forza Cagliari” aveva traslocato in curva Sud. «Quel che conta è la passione, il rispetto e la civiltà del tifo» ripeteva.La stoccata non era casuale. Marius teneva a distanza esagitati e violenti. Non capiva risse, aggressioni, studenti pestati, treni e traghetti devastati, molotov, coltelli: «Sono persone che con il calcio non c’entrano. Se non si agisce in maniera perentoria sarà sempre più difficile».
Per Mario Sardara, c’era solo il Cagliari. Mai sopra le righe, ha raccolto consensi, non solo allo stadio. Ha dialogato con varie amministrazioni pubbliche. Nell’era Cellino, dopo un avvio di reciproca conoscenza, aveva finito col fare un silenzioso passo indietro. Stili diversi. Inoltre, il pallone, che tra diritti tv, giocatori strapagati e viziati, interessi sempre più distanti dal gioco, aveva preso a girare troppo veloce. Dopo l’indimenticabile corsa in Uefa e il suo amore per Matteoli e Francescoli, si era riavvicinato al Cagliari di Zola e Langella. Una breve e felice parentesi. Poi, il riserbo e la malattia lo avevano tenuto a casa. “Amava la discussione leale e prendeva decisioni soppesate con cura. Ci ha lasciato - spiega Tore Saba, consigliere del Centro di coordinamento dei Cagliari club (60 associazioni e oltre tremila tesserati) - tanti suoi cimeli. Faremo nascere il Museo Cagliari club Marius».

mercoledì 23 dicembre 2009

Sull'eventualità di spendere i soldi per il concerto di Laura Pausini in qualcosa di più utile

La considerazione nasce spontanea, ovvia. E non si tratta di populismo spiccio, di quel "Signora mia sono tutti uguali, tutti ladri..".
No, sinceramente non capisco.
Ora, come mai il comune di Olbia, la città dove vivo, spenda la cifra di 400mila euro per portare come star del concerto di capodanno Laura Pausini.
Ora, con la doverosa premessa che l'artista non è affatto in discussione, che l'indotto, la ricaduta economica (tutti dati da verificare, intendiamoci) sarebbe importante, che è un'importante vetrina per la città che si dimostrerebbe viva anche d'inverno (ma per carità, a questa non ci crede manco chi l'ha detta).
Insomma, mi monta lo sdegno.
Ma pare davvero che l'opinione pubblica cittadina sia andata in ferie? Come è possibile che abbiamo opere ferme da anni come il ponte sulla statale 125 fermo da tre anni (attenzione, tanto i giornali se ne ricorderanno ad Agosto, stiamone certi) e si trovano nelle casse comunali, posso dire, una valanga di soldi per un concerto?
Ora, che ci crediate o no, nel sito dell'artista non c'è traccia della data olbiese, che un uccellino mi dice strapagata. Ma diamine, dovrebbe esserlo, eccome! Unica data in Sardegna da tempo...e invece nulla!
Insomma, la zuppa gallurese ha un nuovo ingrediente: i cachi di Eliana memoria.

domenica 29 novembre 2009

Considero Valore, di Erri De Luca

E' diverso tempo che lo ammiro, oggi voglio indegnamente fargli un omaggio mettendo sul mio blog una delle sue poesie più famose.
Bravo Erri.
Per approfondimenti
http://it.wikipedia.org/wiki/Erri_De_Luca




Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.

Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finche' dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e' risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varra' piu' niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che .
Considero valore sapere in una stanza dov'e' il nord, qual e' il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.


domenica 15 novembre 2009

Fantascienza italiana

Riporto intregralmente l'esilarante articolo di Fulvio Abbate ripreso da "Il Fatto"


L’altra sera, domenica, su RaiUno, c’era un programma di fantascienza italiana con Gianni Morandi, il titolare, vestito da metronotte. “Grazie a tutti,” il titolo. Un programma salva-vita, un programma ultima spiaggia, un programma ammazzacaffè. Leggo, infatti, che per la rete cosiddetta “ammiraglia” si tratta adesso di recuperare spettatori e dunque speranze Auditel, abbracci, soprattutto dopo alcuni fallimentirecenti che hanno i volti di una donna altrove inattaccabile, Antonella Clerici, faccia di budino, e dello stesso, sempre altrove non meno ammirato, Vincenzo Salemme. Forse per questa ragione si è pensato al titanico Gianni, nella convinzione che soltanto un uomo-quadrifoglio come lui possa tornare a rastrellare spettatori qua e là, non necessariamente giovani e giovanissimi, comunque attratti, appunto, dalla fantascienza italiana: un copione nazional-popolare che sembra aver cancellato ogni percezione del tempo storico e spettacolare in rapido mutamento. E questo non tanto perché Gianni, lì sul palcoscenico del “Delle Vittorie” sembra (quasi) identico a se stesso, a com’era al tempo de “La fisarmonica”, o addirittura dei “musicarelli” diretti da Ettore Maria Fizzarotti e girati insieme alla moglie Laura Efrikian per accompagnare il lancio dei 45 giri che intanto impazzavano su juke-box, da “In ginocchio da te” a “Non son degno…”. No, la tintura mogano riporta appena i capelli alle glorie del “Cantagiro”, l’età reale certo che ormai si intuisce, eppure nonostante il trucco sia ormai svelato, Gianni-amuleto ha il merito, tutto proprio di un programma di fantascienza italiana, di illudere lo spettatore medio nazionale che la morte sia una roba estranea al suo show, e dunque, per estensione, al suo pubblico: guarda, c’è Gianni! Se c’è lui, lì in televisione, vuol dire che siamo ancora tutti vivi! Dettagli, semplici dettagli scenografici che non influiscono sulla sostanza fantascientifica del programma, l’avere scelto l’idea dell’astronave in viaggio nel tempo (in occasione dell’anniversario dello sbarco sulla Luna), e non meno irrilevante la scelta di far indossare a tutti i protagonisti della trasmissione, dal titolare alle coriste, una sorta di uniforme ottima per delle guardie giurate (se non analoga a quella dei nazisti dell’Illinois già visti nei “Blues Brothers”) impiegate in prossimità dei bancomat per la quiete del correntista, l’impressione che Morandi riesce a imprimere è, forse l’ho già detto, di tipo magico: lui sta lì che canta “Andavo a cento all’ora”, e a te, spettatore adulto, ti sembra infatti che basti raggiungere l’altra stanza per ritrovare vivi i nonni che ritenevi già morti da trent’anni, e ti viene perfino il dubbio che perfino Togliatti sia ancora al lavoro in via delle Botteghe Oscure, e Aldo Moro poco dietro in piazza del Gesù, ti sembra infatti che l’indomani ci si ritroverà tutti davanti alla vetrina dei mangiadischi per poi finalmente poter andare al mare ascoltando un disco senza che la puntina faccia i salti. Un disco di Gianni, ovviamente. Gianni che intanto sta facendo il servizio militare ad Arma di Taggia, come hanno scritto sul rotocalco beat “Giovani”. Fantascienza italiana. Scende la pioggia.

da Il Fatto Quotidiano n°42 del 10 novembre 2009

giovedì 29 ottobre 2009

A proposito delle primarie del PD

Le primarie del PD rinvigoriscono l'integrazione nella politica italiana

Nella giornata di domenica scorsa si sono svolte anche in Sardegna le “primarie” del Partito Democratico italiano, la compagine erede delle due maggiori tradizioni politiche italiane del dopoguerra – il PCI e la DC - che in Sardegna hanno rappresentato un cinquantennio di conservatorismo, omologazione e unionismo.
Alla elezione di Pierluigi Bersani a segretario nazionale italiano, in Sardegna corrisponde quella di Silvio Lai a segretario regionale, cui è andata la maggioranza assoluta dei voti. Escono sconfitti gli altri due candidati, l'ex sindacalista Diana e la “soriana” Francesca Barracciu, sulla quale puntavano alcune componenti della base del partito nell'Isola propense a un suo rinnovamento radicale.
Rispetto ad un auspicato rinnovamento pare che, ancora una volta, abbia prevalso la logica della continuità e della fedeltà a un più o meno esplicito centralismo.

Ciononostante iRS non può che fare i migliori auguri di buon lavoro al nuovo rappresentante in Sardegna del maggior partito di opposizione italiano, così come a Renato Soru, che coerentemente con il percorso intrapreso dopo lo scioglimento di Progetto Sardegna, ottiene oggi l'elezione nell'assemblea nazionale del PD.
Il punto politico tuttavia rimane: può un partito quale è oggi il Partito Democratico italiano, rappresentare e difendere l'interesse nazionale del popolo sardo? Possono i delegati sardi di questo partito italiano portare realmente avanti una seria, coerente, efficace politica a favore della sovranità dei sardi?
Quale che sia la risposta che ogni sardo darà a queste domande, iRS continua e continuerà il suo lavoro quotidiano a favore della creazione di un reale percorso di sovranità e indipendenza economica, culturale e politica della Sardegna e del popolo sardo. Un percorso fatto di dialogo con tutta la società sarda ma soprattutto fatto di chiarezza e dedizione al raggiungimento della sovranità della nostra nazione e del benessere di tutti i nostri concittadini. A partire da quelli che oggi sono un pò più lontani da una politica di sovranità.

Franciscu Sedda e Omar Onnis per l'Assemblea Nazionale di iRS

Sinceramente non sono d'accordo.
Intendiamoci, ovviamente il fatto che migliaia di Sardi vadano alle primarie di un partito italiano forse è scoraggiante in termini assoluti (se Irs avesse un tale seguito saremmo al 25%). MA è una prova, indiscutibile, di democrazia. E di partecipazione.
Pertanto non può essere di per sè presa come una "rotatoria" ovvero come il cane che si morde la coda. Sta, semplicemente, a significare che scegliere il tuo leader è una cosa che anche i Sardi (ok, una parte minoritaria di loro) hanno una sensibilità democratica.
La sfida di Irs è di convincere quelle persone a partecipare a qualcosa di non meno serio, anzi, di assolutamente importante in termini politici e storici. Solo convincendo proprio QUELLE persone Irs avrà realistiche possibilità di vittoria.
Piangersi addosso o dire "siamo i soliti masochisti" non serve a nulla.
Convincersi che quello che si sogna è realizzabile, quello è ciò che Irs deve fare.

venerdì 16 ottobre 2009

Olbia Sassari? Forse nel 2014

Pubblico in toto l'articolo dell'unione sarda relativo alla Olbia Sassari del 14 ottobre scorso.
Trovo quantomeno scandaloso c
he chi ha cavalcato la cosa in campagna elettoraòe ora si barrichi dietro un "così come avevano fatto gli altri".
Ed allora perc
hè mai avremmo dovuto votare voi, forse per le profonde conoscenze in fatto di Nuraghes?
Questo il link del gruppo su Facebook ed il sito
http://www.facebook.com/group.php?gid=52450687281
http://www.stradaolbiasassari.it/
Vergogna, meglio indipendenti che schiavi!

Unione Sarda del 14-10-09
Olbia-Sassari: altro che fine dell'anno, l'appalto dell'opera avverrà nella primavera 2010
"Il problema dei 470 milioni di euro iniziali è sostanzialmente definito ed è ormai prossimo all'adozione del Cipe: credo che entro venti giorni ciò avverrà. Difficilmente mi faccio prendere dall'enfasi e dagli atteggiamenti trionfalistici" ha detto il governatore. "Con l'intesa generale quadro abbiamo risolto il problema delle risorse aggiuntive, 162 milioni, che potranno essere subito reperiti - ha detto ancora il presidente - attraverso una convenzione tra il Ministero delle Infrastrutture e la Banca europea per gli investimenti. Al di là delle procedure accelerate che già sono previste, abbiamo l'ulteriore speranza di operare con il meccanismo dei doppi turni di lavoro". Cappellacci ha contestato chi, talvolta, è intervenuto a sproposito "lasciando spazio alle falsita". Facendo un'analisi di quanto successo in passato, il presidente ha smentito che ci sia stato uno scippo dei fondi Fas destinati alla Sardegna. Ha poi precisato che la tempistica è confermata: completamento delle gare nella primavera 2010 e conclusione dei lavori nel 2014 "così come era stato previsto dalla precedente Giunta regionale".

giovedì 24 settembre 2009

Ryaniar abbandona Alghero: perchè, avevate dubbi?

Trovo semplicemente sconcertante il comportamento dei politici locali algheresi e sardi in generale relativamente alla notizia che Ryanair taglierà diverse destinazioni internazionali che aveva assicurato avrebbe mantenuto per tutto l'anno, inverno compreso.
Agli impegni presi e poi cancellati si risponde, come persone dotate di dignità, in una sola maniera: li si denuncia e, nel frattempo, magari si fa sistema, aumentando i diritti aeroportuali solo per quel vettore dall'altro aeroporto dove questi operano (Cagliari).
Sul fatto che quelli di Ryanair siano degli autentici filibustieri è cosa nota: a Forlì hanno aperto e chiuso una base nel giro di un mese, a Machester hanno licenziato circa 500 persone.

Sulla maniera in cui viene percepita dai clienti che malauguratamente hanno problemi con loro, su facebook si trovano diversi gruppi del tipo "I hate Ryanair" si trovano robe del tipo:
"You can't customer services that close at 17.45 or something, because it's after then, and the call lines don't open until 9am when my flights at 8.20am English time. So now i'm going to get all the Ryanair unfair robbing charges, yes, that's 40pounds for them to print off a piece of paper. All this before enduring the horrific advertising (like Stefan said) it's TORTURE. Never again Ryanair, cos YOU SUCK !

Fanno verniciare i loro aerei in Bulgaria da operai che non hanno manco le mascherine protettive, in Francia hanno più cause in pendenza di AirFrance.
Loro sfruttano enti aeroportuali (quale quello di Alghero) con la richiesta di "contributi marketing", autentiche tangenti. Ne parlò anche Report anni ora sono.

E allora perchè stupirsi che, dopo magari un periodo di magra, mollino subito la presa!
La verità è che Ryanair ha un solo fine, il profitto malgrado tutto. La politica dei prezzi bassi è una bufala. La tairffa, in barba a qualunque disposzione del nostro Garante per la concorrenza, non è MAI quello che effettivamente sarà pagato.
Su quanto poi interessi loro il diritto sìdei Sardi a viaggiare...lascio al lettore trarre le conseguenze.

martedì 8 settembre 2009

Indipendenza dello stato sardo: utopia o autentica possibilità?

Recentemente da semplice simpatizzante sto seriamente interessandomi alle vincende dell'indipendentismo isolano.
Dal mio background di ex studente di storia ho cercato dei "case studies" che si potessero in un certo qual modo avvicinare a quanto potrebbe accadere in Sardegna: sinceramente anche il più similare in termini geopolitici (la nascita della repubblica d'Irlanda negli anni '20) ha dei connotati che non riesco a trovare nella nostra realtà.

Nel dettaglio, quel sincero e profondo "sentidu" che caratterizza le autentiche lotte indipendentiste e la mancanza di una classe intellettuale che porti avanti un pensiero politico coerente con tale rivendicazione.

Ciò a mio avviso ha radici lontane: la creazione dello stato italiano come nazione è palesemente non una rivoluzione di popolo, come accadde per esempio in Grecia nell'800, ma il risultato di un'accorta politica di alleanze e fortunate coincidenze del più attivo dei regni peninsulari che, per uno strano scherzo del destino, si chiamava appunto regno di Sardegna. Dunque, come dire, noi siamo Italia prima degli italiani. In più, nel momento in cui i Sardi, finita la prima guerra mondiale e tornati nelle loro case dalla prima autentica esperienza di massa di espatrio (seppure per fini di belligeranza) trovano finalmente coscienza della loro specificità ed unicità, invece che optare per la soluzione indipendentista scelgono quella autonomista. E' quello, non dimentichiamoci, il momento di maggior coscenza e successo popolare di una forza politica di ispirazione Sarda. Sarda, eppure indiscutibilmente italiana.

In secondo luogo, dal punto di vista culturale, le migliori intelligenze dello scorso secolo, da Gramsci a Lussu a Berlinguer, si sono mosse nell'alveo culturale italiano, certo chi più chi meno con connotazioni che rendevano riconoscibile la loro ascendenza regionale, ma che in fin dei conti italiani. Dunque, appunto, la mancanza di una classe intellettuale che razionalizzi in pensiero politico il sentimento popolare.

Questi due gap, tuttavia, sarebbero potuti essere sconfitti se, appunto, ritrovandosi in una situazione di palese insofferenza del governo centrale, si levasse dall'opinione pubblica isolana un forte sentimento di secessione. Ma ciò non accade, anzi. Drogati da una televisione e stampa (anche e spesso locale e dunque ancora più colpevole) che preferiscono il Billionaire al Nuraghe, i Sardi hanno sviluppato una sorta di masochismo che li rende, specie le giovani generazioni, più refrattari all'idea di identità Sarda e sempre di più omologati ai parietà continentali nella celebrolesa identificazione col "furbo che ha svoltato". Degli ideali di equità sociale e del modo di vivere semplice delle decine e decine di generazioni di Sardi che gli hanno preceduti su questa Isola, nessuna traccia.

La mia sconfortante disanima potrebbe terminare qui se, invece, non ci fossero dei chiari elementi di vantaggio che potrebbero, nel giro di pochi anni e se ben spesi, fare la fortuna di un movimento indipendentista nazionale Sardo e che proverò a riassumere in alcuni punti.

- La comunicazione può diventare l'elemento essenziale di un aumento di visibilità del movimento indipendentista: mai come nel mondo di oggi la circolazione di idee, documenti ed immagini è facile. Mai come oggi, grazie ad internet, attività come il blogging ed il social network rendono immediata la fruizione di contenuti.
-L'alfabetizzazione massiva consente a chiunque di poter sviluppare una coscienza critica. Oggi chi vuol essere disinformato politicamente lo fa per sua precisa scelta. Quel tipo di cittadino/elettore seguirà la corrente se essa sarà impetuosa, o sennò non andrà a votare. Ma, contestualmente, rende maggiori le possibilità di aver a che fare con cittadini consapevoli, dunque potenzialmente più sensibili ad un messaggio diverso dal solito "un milione di posti di lavoro".
- La ripresa di identità nazionale Sarda come elemento di distinzione nel vestire: l'argomento, me ne rendo contro, potrebbe apparire futile, eppure, entrambi i candidati di schieramenti naizonali nelle precedenti elezioni avevano, chi in una giacca chi con una camicia, elementi che facevano l'occhiolino alla rinascente tradizione sartoriale dell'interno, non più vista come mero elemento folcloristico, ma come elemento "fashion" da sbandierare.
- La maggiore possibilità per i Sardi di fare viaggi di turismo al di là del mare li rende consapevoli delle straordinarie potenzialità, ovviamente non solo turisiche, dell'Isola. Rende inolte i più consapevoli dell'incredibile inettitudine della classe dirigente regionale. Questo aspetto è sempre sottovalutato nei dibattiti politico, ed è invece uno straordinario punto di forza per un movimenot indipendentista.
- La composizione demografica degli abitanti dei centri maggiori è estremamente eterogenea grazie ai flussi migratori interni degli anni 50 e 60 in alcune zone ed ancora molto consistenti in altre (Gallura per es.). Ciò può eliminare la connotazione campanilistica sostituendola con un più comune senso di sardità, e dunque di presa di coscienza dell'esistenza di una relatà nazionale Sarda.

Questi pochi punti sono evidentemente incompleti e frutto di un'analisi sommaria, ma possono essere comunque di spunto. Tuttavia, per un'autentica possibilità di elaborazione di un programma alternativo a quelli nazionali, evidentemente, mancano riferimenti di programma solidi. Non si può basare tutta una campagna elettorale sull'indipendenza energetica. Essa è senz'altro un ottimo argomento, particolarmente sentito nella nostra terra, ma è uno solo degli argomenti che IRS potrebbe legittimamente portare avanti.
Insomma il punto interrogativo del titolo di questo mio scritto potrebbe rimanere lì per altri 600 anni. E forse sarebbe un peccato.

venerdì 7 agosto 2009

Scherzi da Erdogan

NB: questo articolo Michele Serra l'ha scritto per l'Espresso ad Aprile! Pensate a quanto accaduto in questi giorni. Come dire che la realtà supera la fantasia.

In seguito alle notizie di stampa calunniose diffuse dopo i recenti vertici internazionali, e per evitare nuovi pretestuosi attacchi, Palazzo Chigi ha deciso di diffondere con largo anticipo il programma dei prossimi incontri, con particolare riferimento agli obblighi protocollari del premier.

Londra, giugno 2009 Vertice italo-inglese. Per dimostrare alla regina che non le porta rancore, Berlusconi le fa omaggio di un reggipetto di pizzo, pregandola di indossarlo in sua presenza. Nella foto ufficiale, il premier si attiene scrupolosamente al silenzio, e per sottolineare quanto sia radicato il rapporto di profondo rispetto per l'Inghilterra, posa travestito da Francis Drake, puntando scherzosamente il cannocchiale da ammiraglio dentro il décolleté della regina. Prima dei saluti, la tradizionale barzelletta: gli esperti di protocollo di Palazzo Chigi suggeriscono di evitare quella sulla dissenteria di Winston Churchill. Meglio una generica barzelletta sui pompini.

Parigi, ottobre 2009
Nuovo vertice del G20. Nel corso della foto ufficiale, per evitare strumentalizzazioni Berlusconi si trattiene nei giardini dell'Eliseo, posando per un acquerellista venuto apposta da Montmartre. Nel tardo pomeriggio, dopo avere appeso il suo ritratto nell'appartamento privato di Sarkozy, raggiunge gli altri 19 leader nel salone della cena, offrendo uova sode che estrae dalla tasca dei pantaloni. Telefonata a Erdogan per salutarlo. Barzelletta: quella su Carla Bruni in visita a una caserma della Legione Straniera.

Nairobi, marzo 2010 Vertice pan-africano, presenti tutti i capi di Stato del continente più Berlusconi, invitato come osservatore. Il premier regala a ogni leader africano un paio di scarpe da ballo. Durante la foto ufficiale, per non mettere in imbarazzo gli altri, si presenta con un fondotinta nero e un cappello di paglia, intonando un blues. Lavori interrotti da una telefonata a Erdogan, per fargli salutare uno per uno i 49 leader presenti che si passano il telefonino. Barzelletta sui cannibali.

Vaticano, giugno 2010 Incontro con il pontefice. Ratzinger regala a Berlusconi un rosario. Berlusconi ricambia con un motoscafo. Il premier costringe il papa a telefonare a Erdogan. Foto ufficiale molto affettuosa, con Berlusconi che si mette scherzosamente in testa il cappello del papa. Riunione di lavoro per confermare la solidità dei valori cristiani del nostro governo: Berlusconi garantisce a Ratzinger che non è affatto divorziato, si è solo allontanato da casa nel 1981 per comperare le sigarette, e la stampa, come al solito, ha frainteso. Barzelletta sulla suora che non riesce a sfilare i collant.

Brisbane, settembre 2010 Vertice Australia-Giappone. Berlusconi non è invitato ma si presenta a sorpresa per telefonare a Erdogan dicendogli: "Non ci crederai, sono a Brisbane!".

Giove, luglio 2045 Summit del sistema solare. Berlusconi, in rappresentanza della Terra, garantisce aiuti economici all'Imperatore di Urano, che accetta per pura cortesia: il più povero degli uraniani possiede dieci catene televisive e usa le banconote da mille Uron (un miliardo di euro) per soffiarsi il naso. Il premier racconta al presidente di Saturno la barzelletta "Ci sono un tedesco, un italiano, un inglese e un ebreo su un aereo", ma è costretto a ripetergliela per i tre giorni del vertice perché non la capisce. Telefonata a Erdogan per rafforzare i rapporti di amicizia tra Turchia e Plutone. Durante la foto ufficiale, Berlusconi fa le corna all'ombroso premier marziano, che non capisce lo scherzo e lo incenerisce con il suo laser da polso.

(09 aprile 2009)

giovedì 6 agosto 2009

La matrioska

A seguire una simpatica poesiola di Carlo Cornaglia

Patrizia ai giornalisti ha raccontato
del lettone che Putin Vladimiro
a Silvio Berlusconi ha regalato
e nel quale fino all’ultimo respiro

fa i suoi giochi d’amore il presidente.
Jaques Chirac in passato raccontò
di aver visto un bidet bianco splendente
che a dir del latin lover ospitò

chiappe a gogò di splendide ragazze.
Ogni giorno si legge sui giornali
quante son che per Silvio vanno pazze
non sapendo resistere ai suoi strali.

Son così tante che si perde il conto,
corrono come api verso i fiori
e Casanova del premier al confronto
figura l’ultimo dei seduttori.

Si direbbe che Putin con il letto
gli abbia donato pure una matrioska
che per la gioia del sensual ducetto
altre cento dentro di sé ne imbosca.

La prima bambolina è nella storia,
la loquace D’Addario, escort barese,
che col registratore e la memoria
le gesta ci narrò del bell’arnese,

dalle sei docce fatte nel frangente
all’amore caliente nel lettone,
dalla mercede attesa vanamente
al “Ciao, tesoro!” dopo colazione.

Dentro Patrizia, la Montereale,
aspirante show girl, billionairina,
candidata al Comune, è naturale,
causa Fede mancata meteorina

in quanto abbindolata dall’Emilio.
Frequentatrice un dì della Certosa,
mandò il Berlusca in tale visibilio
da ottenerne una busta generosa

invece della solita spilletta.
Nessun rapporto, solo un bacio in fronte!”,
assicurò ai cronisti la soubretta,
col naso lungo fino all’orizzonte.

Dentro Barbara c’è Lucia Rossini,
pittrice, arredatrice ed impiegata:
Fra le foto di figli e nipotini
e qualche barzelletta delicata,

fra un gelato squisito e una canzone,
la sera fu gradevole e carina
ed alla fine, in segno di attenzione,
Silvio mi regalò una farfallina.”

Poi c’è la Began dentro la Rossini.
Sabina, slava e attrice, presentò
a Silvio Berlusconi Tarantini.
Chiamata Ape regina un dì cantò

Malafemmena in braccio al Cavaliere
il cui nome ha sul corpo tatuato.
Dentro Sabina ancor si può vedere
Virna Bello, colei che gli ha donato

un barattolo pien dell’aria buona
di Napoli che piacque al seduttore.
Chiamata dagli amici Braciolona,
è di Torre del Greco un assessore.

La sesta bambolina è la Romano,
master in Publitalia, grande attrice.
Un posto alle politiche il caimano
le giurò, fregando l’infelice.

Per l’Europa la mise nella lista,
ma Veronica fece un gran casino
e marcia indietro fece lo statista
per cui tentò il suicidio il papalino

di Emanuela che ai cronisti nega
d’avere mai dormito alla Certosa,
quando una foto invece a tutti spiega
che ne stava tornando la ritrosa.

Dentro l’Emanuela è la Pascale
che ha fondato l’equipe Silvio ci manchi.
Francesca è consigliere provinciale
e par che ovunque il Cavaliere affianchi:

alla Certosa, a Napoli, a Vicenza.
Due lesbiche stan dentro la Francesca,
ai festin n’è costante la presenza
e fra di loro forse Silvio pesca

per proporre a Patrizia una leccata.
La bambolina dieci è la Pavlova,
ex attrice. In Bulgaria è nata
e il loro flirt non pare cosa nuova.

Festeggiò il compleanno in quel di Roma
al suon della chitarra di Apicella
e brindando con Silvio Bellachioma.
Anni quarantatre, Dorina è bella,

ti dà un’occhiata e nulla le rifiuti…
Dentro Dorina, la De Nicolò
ch’euro mille da Tarantini avuti
dopo la cena col premier ballò.

Maria Teresa, per gli amici Terry,
afferma che il Berlusca fu composto:
“Non è che coi tentacoli ti afferri,
ma sol chincaglieria di basso costo

fu il regalo alla fin della serata.”
Dentro la Terry un’ex valletta Rai,
Barbara Guerra a Mediaset passata,
stellina nei reality porcai.

La Guerra è stata una delle tre,
con Graziana Capone e Nunez Licia,
ad andar col premier da Mességué,
dove lui dei massaggi beneficia.

Dentro Barbara Guerra un’attricetta
di fiction e soap opere assai belle,
Licia Nunez, trentenne di Barletta.
che alla Rai ballò sotto le stelle

in gara col Savoia Filiberto.
e ad Incantesimo partecipò.
E dopo aver matrioska Licia aperto,
c’è una bambola che fa dir ohibò!:

Capone, una bellezza senza pari,
venticinquenne, attrice, laureata,
famosa per lo spot della Campari,
Graziana è a Mediaset molto apprezzata.

C’è dentro la Capone ancor qualcosa,
la più piccola delle bamboline,
né show girl né modella né scaintosa
né una delle splendide veline.

Si tratta di San Pio, nientedimeno,
così come l’han visto all’ostensione:
ben conservato, il viso assai sereno,
veste l’abitual saio marrone

dalle monache fatto con amore
e la stola di scuola veneziana.
Laddove in vita gli batteva il cuore
si intravede una cosa molto strana

che splende di un brillante luccichio.
Per capire un fedele si avvicina…
ciò che brilla sul cuore di San Pio
non è una croce ma una farfallina!

venerdì 17 luglio 2009

sulla chiusura della chimica ed il nucelare in sardegna

Avrei una teoria a riguardo: da oramai diversi mesi la nostra chimica e le centrali a combustibile o carbone stanno appese al filo della cassa integrazione. La cosa di per sè non è una novità, intendiamoci, solo che ultimamente coincide con un processo che sundolamente sta andando avanti, in silenzio, di nascosto, di cui ogni trapela qualcosa ma nulla più.
Tale processo riguarda la locazione delle centrali nucelari che questo governo miope e sommamente ignorante sta svolgendo. Silenziosamente, appunto.
Non mi stupirei perciò se le cose coincidessero. Non mi stupirei se il prezzo che dovessimo pagare per riavere i posti di lavoro degli operai di Porto Torres e gli altri siti industriali in crisi dovessere essere lìaccettazione dell'ennesimo balzello continentale, dell'ennesima umiliazione che la Sardegna deve pagare. Insomma, per farla facile: rivolete il lavoro, lo avrete, magari persino meglio pagato (bastano 50 euro, intendiamoci) MA dovete accettare che nelle vostre coste appaiano quei simpatici cilindri svasati. Sì, nelle coste, perchè le centrali nucelari, oltre a costare uno sproposito di soldi, hanno bisogno di tanta, tantissima acqua.
Insomma, la solita guerra tra poveri, gli operai disperati alla fame (ma spalleggiati dai nostri enti energetici, che chiudono i bilanci con utili stratosferici) contro il resto della popolazione, evidentemente preoccupata di non finire come a Cernobil.
Insomma una robina da nulla.
Un po' come noi.



sabato 11 luglio 2009

gi otto

Riporto un esilarante pezzo di Marco Travaglio sul G8


Nonostante i tanti uccellacci del malaugurio, il G8 dell’Aquila organizzato da Silvio Berlusconi è stato un successo strepitoso che verrà ricordato per secoli nei libri di Storia. Al Pappone ha evitato le consuete carinerie, rinunciando in extremis - su pressione di Gianni Letta, con la moral suasion del Quirinale - alle previste gare di rutti, al gioco della bottiglia con la Merkel e all’elezione di Mister Chi Ce L’Ha Più Lungo nella suggestiva cornice di Onna.

Nessuna contestazione rilevante, anche perché i celebri black bloc che da aprile si nascondono nelle tende dell’Aquila travestiti da terremotati erano stati precauzionalmente incatenati ai lettini da campo.
L’assenza della first lady Veronica Lario, venuta a mancare all’ultimo momento all’affetto del suo caro, è stata brillantemente compensata dalla presenza di alcuni degni sostituti: Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Bruno Vespa (The First Insect). Era stata contattata anche Patrizia D’Addario, purtroppo impegnata a Bari in una riunione programmatica del Pdl col ministro Fitto, Giampi Tarantini e la famiglia Matarrese.
Molto apprezzato, dagli altri sette Grandi, l’agile omaggio del nostro premier: un agile libretto con copertina in marmo di Carrara, peso stimato un quintale, comodissimo per infilarlo nel trolley senza imbarcarlo sull’aereo e comunque più leggero di un’opera di James Bondi e della buonanima di Budget Bozzo. La formula delle conferenze stampa senza domande ha suscitato il più vivo interesse nel colonnello Gheddafi e nel presidente russo Madvedev: il primo era abituato alle conferenze stampa senza giornalisti, il secondo a quelle coi giornalisti morti ammazzati, dunque hanno entrambi ringraziato l’amico Silvio per la simpatica variazione sul tema.
Per dare immediata attuazione al grandi accordi sul disarmo e contro le emissioni inquinanti, il Senato ha subito deliberato uno stock di nuove centrali nucleari, mentre degli aiuti all’Africa si occuperà direttamente l’europarlamentare on. Matteo Salvini guidando personalmente il tir che consegnerà milioni di confezioni di deodorante a quei puzzoni dei meridionali.
Oggi, in chiusura del vertice, Al Pappone ha dichiarato testualmente: “Sto cercando casa all’Aquila per venire qui in agosto a presidiare i lavori”. Dal che si deduce che: 1) le altre dodici ville sparse per il mondo sono tutte piene di escort e Papi Girls; 2) se tutto va bene, il premier sarà l’unico in tutta l’Aquila ad avere una casa (si spera vivamente costruita dall’Impregilo). Soluzione ottimale: chi, fra i 30 mila senzatetto accampati nelle tende a 40 gradi all’ombra vorrà avvicinarlo per dirgli tutto ciò che pensa di lui, saprà dove trovarlo.

venerdì 3 luglio 2009

L'uomo che aveva picchiato la testa

Qualche sera fa mi è capitato di incorrere su un canale Sky su un gustoso film "L'uomo che aveva picchiato la testa", celebrativo della vita ed opere di Roberto (Bobo) Rondelli, frontman degli Ottavo Padiglione.

Un film/documentario davvero grazioso, che ripercorre la vita di Rondelli, pesce nell'acqua della sua Livorno. Ma sebbene il film sia incentrato su Rondelli, Virzì non riesce a non farne, in fin dei conti, un atto d'amore per la sua città, un "tribute" alle sue peculiarità ed in fondo un momento di amarcord personale.


La musica, quasi tutta in presa diretta, è ovviamente cantata da Rondelli. Non c'è che dire, se non fosse che palesemente non gliene frega un cazzo di diventare famoso, sarebbe potuto essere il Paolo Conte della mia generazione.


Notevoli gli interventi del celebre pianista Bollani e degli altri elementi di una "livornesità" che sinceramente ignoravo (dal cabarettista Migone a Nada), e che mi fanno diventare ancora più simpatica una città ed una gente che già mi era per altri aspetti (politici, evidentemente).


Esilarante il pezzo di quando si racconta di una turnée dei Litfiba in cui gli Ottavo Padioglione fanno il gruppo spalla e del fatto che Rondelli non riesca a smettere di prendere per il culo Piero Pelù.

giovedì 18 giugno 2009

Hanno fatto credere a Lilli di essere una giornalista

Riporto un gustoso articolo di Angelo d'Orsi, di una puntata che peraltro ho visto anch'io di 8emezzo, e che posso confermare essere andata davvero così.
Buona lettura


Ieri ho guardato la televisione. Venti minuti. La 7, la rete “libera” per eccellenza; ho seguito il programma Otto e mezzo, con la signora Gruber (che vezzeggia protetta dal suo vezzeggiativo: Lilli). A lei, ahinoi, qualcuno ha fatto credere a suo tempo di essere una giornalista, poi una politica europea, poi ancora una grande osservatrice delle “aree calde” del mondo; poi, infine, avendo fallito in tutti questi campi, è ripiegata sul piccolo schermo. Là, nel caravanserraglio, c’è posto per tutti e tutte. Anche per lei, che non si capisce se faccia la belloccia impenitente, la venditrice di bigiotteria spacciata per gioielleria, la signorina di un numero a pagamento che riempie i sogni di qualche pensionato inquieto e indigente. Come sa chi segue il programma, Miss Lilli è affiancata da un giornalista “di destra”, Federico Guiglia, che ha due spettacolari occhi color cielo, che finiscono per vincere il confronto con le labbra pneumatiche (nel senso di Michelin) della sua co-conduttrice; e presenta il vantaggio inestimabile di parlar poco, e in modo pacato, senza pavoneggiamenti (che mi tocca fare!? Elogiare uno di destra e pure maschio!).

Ebbene, il tema della puntata (che aveva già avuto inizio) era il rapporto tra pettegolezzo e politica, tra pubblico e privato nella leadership, insomma, il tema era lui, lui sempre, fortissimamente lui: il cavaliere dimezzato. Che passa quotidianamente di scandalo in scandalo, ma parlare di gaffes, anzi di simpatiche gaffes (come tendeva a far credere quel fatuo che risponde al nome di Antonio Capranica, il quale presentava il suo ennesimo superfluo libro di aneddoti, appunto dedicato alle gaffes dei politici). Ma Capranica ci ha fatto, tutto sommato, un figurone, al cospetto dell’altro invitato, Carlo Rossella, considerato (nella finta “opinione pubblica” imposta da quattro scribacchini e ciarlatani radiotelesivivi) uno dei cosiddetti (o sedicenti) “principi del giornalismo”. Un senso di pena, autentica pena, mi è sorto dalle profondità delle viscere, fin dalle prime battute di questo bellimbusto che avrebbe forse meritato di conoscere la nobiltà del lavoro, ma purtroppo ha avuto la sventura di avere sempre la schiena piegata. Non per lavorare, bensì per servire i potenti. Per lui si è trattato sempre solo di dire di sì. E da quando l’astro del Cavaliere si è profilato all’orizzonte, egli ha compreso di avere trovato una sua casa definitiva. E ha dato fondo a tutte le sue (notevoli) doti di azzimato maggiordomo. Ieri, dunque, non un verbo è stato proferito dalla sua bocca che non fosse di sciocchissima lode del signore (no, non l’Onnipotente, ma il creduto tale, San Silvio da Arcore), facendo mostra di uno zelo non soltanto degno di miglior causa (e qualsiasi causa sarebbe più decente e onesta di quella volta a difendere il signor B dalle sue infinite volgarità e scelleratezze), ma quasi ostentando, assiso sul ben protetto carro del vincitore, la sicurezza della menzogna, della banalizzazione, o della divagazione, rubando il pane al mitico avvocato Ghedini (su cui basta leggere quanto scriveva Michele Serra sulla rubrica “L’amaca” de la Repubblica qualche giorno fa). Ghedini, nella sua odiosa maschera, è un professionista, pagato – profumatissimamente – dal capo; e fa il suo mestiere, ma qual è o quale sarebbe il mestiere di Rossella Carlo? Gior-na-li-sta!!! Persino Giuliano Ferrara, con l’improntitudine intelligente che gli è propria, ha criticato il Cav., per il modo con cui sta affrontando l’ondata di scandali che avrebbe travolto un monarca dell’Ancien Régime, ma a quanto pare – o meglio a quanto egli dichiara – non basta a scalfire di un pelo la testa bitumata (l’efficace espressione è di Marco Travaglio) del piccolo duce.

Ma Rossella no, Rossella, con fare colto, con modi forbiti, con l’espressione di chi la sa lunga e si trova davanti una platea di rozzi bestioni, ci spiegava che il capo non ha sbagliato una mossa, che non ha compiuto errori. Ci è mancato il peana poetico alla Bondi, ma il resto c’era tutto e in sovrabbondanza. Non uno straccio di ragionamento, non un cenno ai fatti, non una riflessione su quanto fuori d’Italia si sta pensando e scrivendo sull’ex-ex-ex Bel Paese, divenuto cloaca maxima del mercimonio travestito da politica, della selezione innaturale del ceto politico, della confusione tra affari di famiglia e questioni di Stato, dell’illegalità diffusa che viene sponsorizzata dall’alto, dell’evasione fiscale, dello scempio ambientale.... Ebbene, Rossella Carlo, non è l’avvocato assunto dal premier, non è un “suo” ministro o sottosegretario, e neppure un “suo” deputato; nossignori! Egli è un “giornalista”: la cui missione, come quella dello storico, è l’accertamento e il racconto della verità. Il disvelamento delle menzogne. Lo smascheramento delle bugie.

Eppure, perché scandalizzarsi? Sono lontanissimi i tempi dei Salvemini o dei Rosselli, dei Gramsci o dei Gobetti: degli uomini con la schiena diritta, anche quando, come nel caso di Gramsci, era spezzata dalla malattia. Oggi è il tempo dei genuflessi. Il luccichio del potere abbaglia e obnubila, offusca e ottunde. E la “vile razza bastarda” degli uomini di penna (o di piccolo schermo), per citare ancora Piero Gobetti, non anela che a saltare sulle ginocchia del sovrano, o, in mancanza, di un suo prossimo. Della vile razza bastarda i pseudogiornalisti, ahinoi, sono i più pericolosi e i più infami. Oggi vincono, perché sono nel mainstream, e forse non è neppure vicina l’alba del giorno in cui dovranno rendere conto del tradimento della loro deontologia. Ma, almeno, lasciatemi consolare sognando che, come in una vecchia pellicola cinematografica, oltrepassate le colonne di questa vita, e fingendo che ve ne sia un’altra, qualcuno chiederà loro: perché tanta voluttà di servire, caro amico? Perché tanta passione per l’occultamento della verità? Non lo sapevi che non bisogna ingannare il popolo? L’inferno non esiste, ma almeno che esista un purgatorio ove fare apprendere a costoro dei lavori manuali socialmente utili. Che so? Zappare un campo incolto, spostare pietroni, dare il concime (naturale, per carità!) alle piantagioni, raccogliere i pomodori, pulire le stalle… Le stalle. Dove, almeno dalle parti di Arcore, si possono sempre fare incontri interessanti. O no, signor giornalista Rossella Carlo?

Angelo d'Orsi

mercoledì 3 giugno 2009

Istimada Euopa, deu bolemmu ma no pozzu


Riprendo il testo della ltettera di Irs e lo traduco in Cagliaritano.
A seguire il testo in inglese

Istimada Europa,
sesi una comunidadi de culturas, de limbas,
pòpulus e natzionis diferentis aintru e issas e tottu,
scetti unidas in sa costitutzione de unu spatziu polìticu de paxi, democratzia e bene-istare.

Nosu sardus, a mannu dolu nostru, non podeus intrai in su Parlamentu tuu, poita su sistema eletorale italianu
previdit unu collègiu Sardigna-Sitzìlia chi no si lassat eliggi nostrus rapresentantis in sa istitutzione chi decidit de is aspettus fundamentalis de sa vida nostra d'ogna dì.

Esti, si cumprendi, un'àtteru bucconi avvelenau de s'autonomismu e de una classi dirigenti isolana chi, mancai cun fueddus bellus, no as scippiu ni boffiu fai nudda pro donai a sa natzione sarda mancu sa parti de sa rapresentàntzia europea chi si toccada.

Is partidus italianus torranta a si consigliai de votai gente chi anda in su Parlamentu tuu, scetti chi no funti ingunis po curai is interessis de sa Sardigna.

Deu no creu chi custu siat giustu. No appu a votai un'attra borta unu polìticu a non mi rapresentat, scetti chi non mi bollu astènni.

Scioberu sticchiri custa Lìttera in s'ischeda eletorale po denunciai s'assèntzia, mala a bajulare, de sa Sardigna de su Parlamentu Europeu.

Scioberu de fai intèndi sa boxi mia e dei mi movvi po chi sa Sardigna siat aicci forti po ottenni sa soberania sua e pozzat eliggi 7 èuro-parlamentaris, su chi giai fainti natzionis indipendentis cummenti Malta o Cipru, mancai funti ìsulas medas prus piticas de sa nostra.

Istimada Europa, sa speranza mia esti chi custa lìttera ti arribat e chi medas attrus Sardus, residentes in Sardigna o afforas, fainti cummenti a mei e chi pozzant connsci chini faidi di a beru is interessis de issus.


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Dear Europe,



You are a community of cultures, languages, peoples and nations different from each other that have united with the aim to build a political space for peace, democracy and wealth.



We Sardinians are, however, excluded from the European Parliament because the Italian electoral system has created a single constituency that combines Sardinia and Sicily.



Sicily is far more populous than Sardinia, so therefore we Sardinians have been prevented from electing our own representatives in the very parliamentary institution where many decisions regarding primary aspects of our daily life are taken.



This is just the latest of many set-backs caused by the autonomism pursued by the Sardinian political class that has been deplorably unable or unwilling to act in order to secure at least some of the representatives in the European Parliament that the Sardinian nation deserves to have. Once again, the Italian political parties invite us to vote for candidates that will certainly not act on behalf of Sardinia.



I do not believe this is rightful. I will not vote once again for a politician who will not represent me, but in the meantime I refuse to abstain.



Instead I will include this letter in the ballot paper to decry the unacceptable absence of Sardinian representatives in the European Parliament.



I would rather cry out and act so that Sardinia could attain full sovereignty and thus elect 7 MEPs as other sovereign nations such as Malta and Cyprus already do, although they are smaller than Sardinia.



Dear Europe, I hope you will receive this letter and I hope that many other Sardinians, either living in Sardinia or abroad, will do the same and will realise who really cares about their own interests.

domenica 17 maggio 2009

San Simplicio: regole per la degustazione dei panini


Come noto, alla festa di mesu Maiu una delle attrazioni sono le decine di chioschi che vendono panini dal tasso di colesterolo fuori controllo.

Ma noi che ce ne sbattiamo le palle allegramente e ce li mangiamo, consci come siamo che tanto siamo bellissimi così come siamo.

Ora, alcune regole d'oro per degustare al meglio i classici panini o le altre pietanze rovinastomaco:

- Il classico panino salsiccia e cipolle te lo puoi mangiare ogni domenica, basta che vai fuori dal Nespoli. Ma vuoi mettere invece il panino con la fettina di cavallo, o il dolcissimo asinello, o la cordula (rivea) come nella foto. Ma poi, la nostra cucina ci fornisce non solo le classiche cipolle, ma anche i peperoni, le melanzane, i funghi da mangiare arrosto. Insomma non focalizzarsi sul panino salsiccia e cipolla, c'è così tanto da mangiare..

- trovare la baracchetta giusta: no camincini con 2 tavolini di plastica, non fermarti al primo caddozzone: tavoli di legno e panche in una struttura che contempli anche gli schironi per cordula e maialetti sono quelli da preferire. E se in più offrono oltre alle solite birre "su binu nieddu", allora vai sul sicuro. E' gradito l'accento campidanese: le baracche migliori sono gestite da gente di Marrubiu, Pabillonis ecc..

- andare da presto: le bancarelle stanno là tutta la sera, che cosa te ne sbatte delle solite hogan false o delle tovaglie dei polacchi? Invece piazzati alla baracchetta dalle 19:30. Inizi con 2 patatine, magari un panino leggero salsiccia e cipolle in 2 nel frattempo che la cordula o il maialetto stanno per essere tolti dallo spiedo. Sceglierai i pezzi migliori senza la calca delle 21:00.

- partire piano: non ti fare 2 panini straffogandoti come un morto di fame! Quelle cose lasciale fare ai continentali che pare non abbiamo mai visto 2 cozze in vita loro. Come dicevo prima, parti con 2 patatine fritte ed un mezzo panino, se puoi non bere subito tutto, moderati che se hai deciso di sfoddarti la cosa va fatta per bene: tu non sei un dilettante.

- mangia le "cose serie": finalmente gli schironi cominciano ad essere sfilati, è il momento di gustarti la cordula (doppia salatura, mi raccomando, la ritenzione idrica lasciala alle donne). E non fare come quei gaggi che se la fanno mettere nel panino: la cordula va mangiata nella vaschetta, meglio se con le mani. Poi piazzaci su una teglietta di maialetto, arrivare primo ti ha fatto scegliere il pezzo della coscia, più polposo. E mentre il tuo tavolo si riempie di cartacce e bicchieri vuoti, noti che chi è arrivato dopo sbava per avere quello che tu ti stai gustando in tutta calma,

- "non abbiamo fretta di alzarci, che aspettino": oramai sono le 21:00 ma tu ora sei al panino con la fettina di cavallo appena fatto..mmh che animale fantastico, vero? Il vino è quasi finito, ma non siamo di fretta, no? E poi, quasi quasi, sai che non ricordo da quando è che non mi mangio un po' di "murdegu" arrosto...

- si ho speso..ma in fin dei conti è come andare in pizzeria: considera che hai speso in tutto sui 15-20 a testa..ma ti sei mangiato il pianeta giove con tutti i suoi satelliti! E poi, se hai ancora fame, ci sono sempre le cozze, basta attraversare la strada.

giovedì 7 maggio 2009

"Persona umana ed ordinamento giuridico" di Antonio Pigliaru

Di Antonio Pigliaru avevo letto il celeberrimo "la vendetta barbaricina".
Recentemente ho avuto la possibilità di leggere invece "Persona umana ed ordinamento giuridico" scritto nei sui primi anni di carriera sotto il diretto influsso dell'idealismo gentiliano, che era la corrente filosofica dominante nel periodo in cui Pigliaru si forma culturalmente, e nel quale coerentemente con i dettami della centralità della persona scrive che "il problema della persona" deve essere risolto "nell’ambito e nella direzione esclusiva della vita morale, cioè come interno svolgimento di vita spirituale che è continua, infinita e infinitamente doverosa ascensione".
La persona è intesa come "persona come struttura aperta" perciò (cito Giovanni Bianco) "Di conseguenza, la persona è «vita operosa» che, nonostante ogni suo difetto, è «un monumentale edificio» che contribuisce alla «realizzazione del regno dello Spirito».
Per tornare al libro l’ordinamento giuridico costituisce per Pigliaru "il momento massimamente positivo della società civile", "l’insieme delle norme e degli istituti mediante i quali la società civile si costituisce come società".
La "società civile" diventa perciò "società positiva", è un valore "preso nel vivo del suo processo storico" ed essa sorge per il tramite dell’ordinamento giuridico, che "come funzione implica la sua posizione in un ritmo di attività produttiva" e "come funzione l’ordinamento è attività di posizione: c’è in quanto è stato posto in un processo d’attività e per un processo d’attività, che è quel processo stesso di produzione giuridica che è produzione di quelle norme e di quegli istituti in cui si realizza positivamente l’ordinamento giuridico nella molteplicità dei suoi istituti".
Pigliaru incentra sul problema "dell’unità della società", di cui l’ordinamento giuridico rappresenta "l’unità d’ordine", problema che scioglie riferendosi alla teoria Leopardiana della società nello Zibaldone dove "il ben comune di un corpo o società non si può ottenere se non per la cospirazione di tutti i membri di lei a questo fine".
Ciò che mi affascina del primo Pigliaru è l'attenta analisi dielle fondamentali correnti di pensiero novecentesche che a mio avviso lo portano ad un metodo di indagine analogo a quello gramsciano nel rifuggere alla facile tentazione di "indovinare all’ingrosso".

giovedì 30 aprile 2009

L'acabadora ovvero l'eutanasia alla maniera dei sardi

Col termine Accabadora (f.) o Accabadori (m.) si intende in sardo una persona che terminava (dallo spagnolo acabar) la vita dei moribondi. A seconda della zona geografica la finzione poteva essere tenuta da donne o uomini.

Il modus operandi dell'Accabadora è vario, così come la massa di usanze che differiscono sigificativamente da paese a paese: l'utilizzo di un bastone corto fatto in legno di ulivo (su mazzolu) è comunque il più diffuso, anche se sono ugualmente note il soffocamento con cuscini o fisicamente strangolandolo tra le gambe.
Alziator cita invece un giogo in miniatura da poggiare sotto il cuscino del moribondo al fine di alleviare la sua agonia, che era giustificata evidentemente dalle malefatte che la persona aveva compiuto all'interno della sua vita. Il giogo identificava iconologicamente la vita dei campi, luogo dove sarebbero potute avvenire le nefandezze per le quali il moribondo era stato condannato ad una morte lenta.

La pratica non doveva essere retribuita dai parenti della persona oggetto della funzione dell'accabadora per motivi religiosi (il cristianesimo palesemente lo condanna) e superstiziosi.

Anche la ritualità è oggetto di discussione: si dice che entrasse nella stanza del moribondo vestita di nero e con il volto coperto, oppure che togliesse dalla stanza dove doveva operare le immagini sacre e tutti gli oggetti a lui cari al fine di rendere più semplice e meno doloroso il distacco dello spirito dal corpo.

Ciò che è invece assodato è che l'attività di queste figure in Sardegna è tutt'altro che dimenticata e, soprattutto, documentata ancora negli anni fino almeno al 1952.

Personalmente ho letto 2 libri sulla materia:
"Il folklore sardo" di Francesco Alziator, ed "Eutanasia ante litteram in Sardegna" di Alessandro Bucarelli, che consiglio a tutti coloro fossero interessati a questa usanza, compassionevole e crudele, arcaica ma modernissima.
Consiglio inoltre la visione del cortometraggio di Michele Sechi "Sa Femina Acabadora"

venerdì 17 aprile 2009

Il problema dei conti pubblici e l'impossibilità di accorpare elezioni e refendum

Decidere di non accorpare la data del referendum con quella delle altre elezioni, spendendo 400 milioni che si sarebbe comodamente potuto risparmiare, è l'ennesima buffonata che questo governo/onta ci fa passare.
In un momento di palese difficoltà economica, aggravato dal terremoti abruzzese, la cosa più sensata che il nano ed il suo entourage avrebbero potuto fare sarebbe stato dare un segnale di buonsenso.
Macchè, il partito della Ronda Continua (pare, l'ha detto ilvio e perciò facile che sia una cazzata) minaccia addirittura la crisi di governo.
Devo dire che 2 personaggi, in questo contesto, mi hanno sorpreso:
D'Alema, orrido esempio di chi dice che "nel PD bisogna dare spazio ai gioivani" salvo poi stare ben attaccato alla poltrona, che dichiara che "il rinvio sia il male minore, perché tutto sommato ci consente di fare una campagna dedicata al referendum";
Fini, il ciambellano di Silvio che in un rigurgito d'orgoglio (forse canto del cigno, mi sa) che dichiara "Sarebbe un peccato se per la paura di pochi il governo rinunciasse a tenere il referendum il 7 giugno spendendo centinaia di milioni che potrebbero essere risparmiati".

che io stia diventando di destra?

sabato 4 aprile 2009

Ultimo viene il corvo

Ultimo viene il corvo contiene trenta racconti brevi scritti da Calvino tra l’estate del 1945 e la primavera del 1949. La prima edizione esordì nel 1949 per Einaudi e successivamente Calvino scelse venti di questi brani per inserirli nella raccolta più vasta intitolata "I Racconti".
Nel 1969 fu la volta di una nuova edizione contenente venticinque racconti della prima edizione più cinque di poco posteriori, in ordine diverso, che è quella che poi ho letto io.
Il libro tratta argomenti di vario genere come la resistenza (vissuta realmente da Calvino), l'adolescenza, la sensazione di disordine sociale del secondo dopoguerra, la povertà ed altri, riferibili se vogliamo al neorealismo.
Del resto la varietà dei temi sottolinea la straordinaria versatilità di Calvino, che si serve dei personaggi dei racconti per esprimere ai lettori le proprie idee. Ogni racconto è un tassello di un mosaico indispensabile ma tutti parlano della crudeltà della guerra mondiale che colpisce indistintamente i ricchi e i poveri, gli adulti e i bambini e che lascia segni indelebili nelle persone.
Cosa mi affascina di Italo Calvino è lo stile asciutto, nessuna concessione alla retorica , il racconto dei fatti senza usocomo accaduti senza non porre davanti al lettore eroi, ma solo persone che si sono trovate a vivere una situazione spaventosa.

Nessuna celebrazione enfatica e zuccherosa del periodo storico in questione;
trapela anzi la sua coscienza di intellettuale che vede ciò che accade e non sempre l'approva, ricco di fantasia e dall'intregerrima onestà intellettuale.

Come mi mancano oggi riferimenti umani di questo spessore!

giovedì 26 marzo 2009

Il sardo che piace

Ultimamente mi chiedo quale sia il sardo che piace, quello cool, giusto, di moda.
L'idea che mi sono fatto è che sia del tipo Marco Carta: folcloristico al punto giusto col suo accento, esuberante ma timido, ma soprattutto ignorante come capra.

Sì perchè il requisito principe è questo, l'ignoranza.

Quella che porta un mio collega a dire che "le centrali atomiche porterebbero un sacco di lavoro", o la venerazione padrepiesca per il nano di Arcore di chi sogna di entrare al Billionaire ed invece al massimo va all'Iperstanda, di chi ti urla "qua è tutto bloccatoooo!" circondato dalle gru.

Quell'ignoranza Gallurese calzata in hogan e vestita da ralph loren chei sospira "eh, c'è crisi..." e si lamenta del rumeno che ruba mentre lui lavora per due terzi in nero.

Quell'ignoranza che spaccia per balentia le minacce ai magistrati in Ogliastra, che ha votato Berlusconi nel Sulcis perchè "lui avrebbe parlato con Putin per l'Euroallumina" e che crede, come Marco Carta, che Soru abbia rovinato il poetto.

Sarà curioso, ma il sardo cha a me piace di più dalla Sardegna sta ben lontano, ci è tornato solo per un breve periodo, giusto il tempo per riportare la squadra dell'isola in serie A, poi è tornato in Inghilterra, dove è rispettato per le doti che un tempo ci rendevano fieri: l'umiltà, l'ostinazione, il coraggio.



martedì 17 marzo 2009

L'eolico, questo sconosciuto

E' di questi giorni la notizia che una centrale eolica composta da 35 turbine sarà sufficiente al totale fabbisogno ad uso domestico delle famiglie del Medio Campidano (circa 100.000 abitanti)
L'investimento è di 20 milioni di euro. Ora, il calcolo è facile: moltiplico per 16 il numero delle pale (che diventano 560) e dei milioni di euro necessari per l'investimento (ora 320) ed ho la totale autosufficienza elettrica per uso abitativo della Sardegna. Insomma arrotondo a 350 milioni di euro ed ho ottenuto che tutti i Sardi abbiano l'energia elettrica pulita, rinnovabile all'infinito, con i soli costi delle manutenzioni delle pale.
Se andiamo a guardare all'estero a paesi che costruiscono centrali di terza generazione vediamo che il costo della centralefinlandese a Olkiluoto costerà ai consumatori scandinavi 3 miliardi di euro, secondo una stima del consorzio di industrie pesanti che hanno contribuito a finanziare il cantiere della centrale finnica. Questo equivale a un raddoppio del budget originale, di circa 3,2 miliardi.
E questo in un paese notoriamente serio, figuriamoci da noi..
Insomma, con un decimo del costo di una centrale atomica rendi possibile l'intero fabbisogno tramite eolico.


Che dite, vale la pena?

martedì 24 febbraio 2009

Ed è arrivato anche Marco


Questo simpatico pupetto che si allena nella difficile arte del "latte alla spina" è il mio terzogenito, Marco.
E' nato il 24 febbraio 2009 alle 11,30 del mattino.

Certo, ammetto che ci vuole fegato a fare un figlio in un momento di recessione economica, crisi, casini vari ed eventuali...
Ma in fin dei conti Daniela ed io eravamo sicuri di una cosa: questo nostro bambino sarebbe stato amato.
E visto che questo è l'ingrediente più importante per la crescita di una giovane vita, ci siamo resi conto che le infinite seghe mentali che ci si pone in questi casi non avrebbero creato nulla.
Il nostro amore e la nostra volontà, invece, si.

Beni beniu, Marco.

martedì 17 febbraio 2009

Momentanee dimissioni da Sardo

Il nettissimo risultato elettorale mi spinge a fare 2 necessarie riflessioni.

La prima è "sono circondato da bugiardi"
Io vivo ad Olbia, roccaforte del partito della menzogna, e prima delle elezioni mi sono azzardato un mini exit poll cercando di essere al massimo trasversale nel mio sondaggio. Vinceva di strettissima misura il bodyguard del nano. Ero pertanto moderatamente ottimista.
Ora, la domanda è: ma perchè la gente mente quando parla delle sue intenzioni di voto? Si rende intimamente conto che sta facendo uno sbaglio ma continua a farlo per una abietta abitudine all'errore, alla stupidaggine?

La seconda è "siamo un'isola di servi"?
Avete presente il soprammobile che è stato entusiasticamente eletto dai Sardi?
L' ho visto (e come non avrei potuto visto che Videolina per giorni ce lo riproponeva da tutte le angolazioni) il candidato della destra farsi piccolo piccolo pur di non rubare la scena, anche in senso fisico visto che l'altro senza tacchi gli arriverà alla cintura, alla disgrazia d'Italia.
L'ho visto sparare la favoletta dei 100mila posti di lavoro, l'ho visto chiedere la carità pelosa ed interessata dell'improcessabile.
La risposta appare scontata: si, siamo un'isola di servi.

Pertanto mi dimetto momentaneamente da Sardo.

martedì 13 gennaio 2009

Perchè voterò Renato Soru

Con la doverosa premessa che mi tocchera' rivotarlo,
stante la mia educazione politica e la palese incapacita' della sinistra sarda di trovare qualcun altro di presentabile.

Trovo che alcune delle cose che Renato Soru ha fatto (in primis la privatizzazione dell'acqua quindi l'affare saatchi&saatchi quindi la demolizione del molo di fronte alla sua villa quindi l'acquisto dell'unita') siano davvero molto lontane dalla mia maniera di intendere un leader di sinistra.
Dall'isola di Gramsci, Lussu e Berlinguer davvero mi attenderei dell'altro....
Inoltre, e questo è più sconfortante, Soru ha dilapidato un capitale di simpatia ed entusiasmo che davvero pochi in Sardegna di questi tempi avrebbero.

L'ha dilapidato consciamente però, incaponendosi in situazioni quali quella di Tuvixeddu dove era palese che avrebbe perso in maniera rovinosa in nome di un ambientalismo farlocco.

Ma dall'altra parte chi vedo?

L' ho visto (e come non avrei potuto visto che Videolina per giorni ce lo riproponeva da tutte le angolazioni) il candidato della destra farsi piccolo piccolo pur di non rubare la scena, anche in senso fisico visto che l'altro senza tacchi gli arriverà alla cintura, alla disgrazia d'Italia.

L'ho visto, l'altro candidato, sparare la favoletta dei 100mila posti di lavoro, l'ho visto chiedere la carità pelosa ed interessata dell'improcessabile.

L'ho visto cambiare look in quattro e quattrotto pur di seguire lo stile da consulente globale.

Insomma, non ho scelta: voterò Renato Soru il dislessico, l'ambientalista che non fa fare i parchi eolici, che rispetta l'ambiente ma non dà contributi regionali per l'elettrico fotovoltaico.

Lo voterò, con montanelliana memoria, turandomi il naso. Gli auguro il 50,1%. Che vinca, ma che se la sudi.

sabato 3 gennaio 2009

Calendario Santi Laici 2009

Dall'introduzione di Beppe Grillo al Calendario:

"Se si scorre l'elenco dei Santi Laici, la prima reazione è un senso di vertigine. Un'impressione che si può provare solo di fronte all'abisso, al vuoto di un precipizio senza fine. Non è un semplice, e lunghissimo, elenco di omicidi di carabinieri, poliziotti, magistrati, politici, giornalisti, sacerdoti e cittadini. È un fiume di sangue che percorre la nostra Storia. Un massacro sul quale si fonda e vive la nostra Repubblica. Chiudete gli occhi e pensate a questi uomini e donne che hanno sacrificato la vita per lo Stato. E immaginate il loro ruolo nella guida della Nazione, se fossero ancora in vita. Borsellino presidente della Repubblica, Falcone ministro della Giustizia, Don Puglisi cardinale, Ambrosoli presidente del Consiglio, Fava direttore del Corriere della Sera. Poi aprite gli occhi e vedete la realtà desolante di prescritti, mafiosi, condannati in Parlamento e dell'informazione in mano ai loro servi. Vi chiederete perché, in così tanti, hanno dato la vita. Cosa li ha spinti. Io credo che la loro coscienza li abbia costretti a farlo. Non avevano semplicemente altra scelta. Non potevano voltarsi da un'altra parte. Molti sapevano di essere condannati. In questo simili al Cristo dei Vangeli che accettava il martirio, pur potendo sfuggirvi. Gli onesti sono tollerati solo se non denunciano il Sistema, quella galassia di criminalità organizzata, massoneria deviata e corruzione politica che governa l'Italia. Fino a ieri in modo occulto, oggi in modo sfacciato, plateale. Il Sistema agisce nei confronti degli onesti per gradi. Prima cerca di comprarli, poi li minaccia. Se fallisce, allora li isola e se questo non è sufficiente, dopo averli isolati, li uccide. L'isolamento da parte delle istituzioni e dei media è il campanello d'allarme. L'ultima chiamata. Centinaia di persone lo hanno sentito e hanno tirato dritto. A loro dovrebbero essere intitolate le vie e le piazze d'Italia. Quelle che i politici vogliono dedicare al latitante Bettino Craxi. Davanti a Montecitorio ci dovrebbe essere una lapide con i loro nomi in caratteri d'oro, in ordine alfabetico. Il mio augurio per il 2009 è di non lasciare perdere, di non lasciare più perdere nulla. Nessuno è al di sopra della legge e i delinquenti vanno chiamati solo con il loro nome. Non voltatevi più dall'altra parte, ma solo dalla vostra parte. I Santi Laici, da lassù, vi daranno una mano.
'No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere...'. Dalla lettera di Giacomo Ulivi, partigiano, assassinato dai fascisti nella Piazza Grande di Modena il 10 novembre 1944."

Chiunque può liberamente stampare o inviare a un amico il calendario. Non se ne può fare uso di lucro.
Può essere che tra le tante vittime qualcuna non sia stata citata. Inviate l'informazione e sarà aggiunta.
Può essere che il calendario contenga qualche errore. Segnalatelo. Alcune volte le vittime erano più di una nella stessa data, ma solo una è stata citata.