Ultimo viene il corvo contiene trenta racconti brevi scritti da Calvino tra l’estate del 1945 e la primavera del 1949. La prima edizione esordì nel 1949 per Einaudi e successivamente Calvino scelse venti di questi brani per inserirli nella raccolta più vasta intitolata "I Racconti".
Nel 1969 fu la volta di una nuova edizione contenente venticinque racconti della prima edizione più cinque di poco posteriori, in ordine diverso, che è quella che poi ho letto io.
Il libro tratta argomenti di vario genere come la resistenza (vissuta realmente da Calvino), l'adolescenza, la sensazione di disordine sociale del secondo dopoguerra, la povertà ed altri, riferibili se vogliamo al neorealismo.
Del resto la varietà dei temi sottolinea la straordinaria versatilità di Calvino, che si serve dei personaggi dei racconti per esprimere ai lettori le proprie idee. Ogni racconto è un tassello di un mosaico indispensabile ma tutti parlano della crudeltà della guerra mondiale che colpisce indistintamente i ricchi e i poveri, gli adulti e i bambini e che lascia segni indelebili nelle persone.
Cosa mi affascina di Italo Calvino è lo stile asciutto, nessuna concessione alla retorica , il racconto dei fatti senza usocomo accaduti senza non porre davanti al lettore eroi, ma solo persone che si sono trovate a vivere una situazione spaventosa.
Nessuna celebrazione enfatica e zuccherosa del periodo storico in questione;
trapela anzi la sua coscienza di intellettuale che vede ciò che accade e non sempre l'approva, ricco di fantasia e dall'intregerrima onestà intellettuale.
Come mi mancano oggi riferimenti umani di questo spessore!
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