martedì 28 giugno 2011

Capolinea

Non è che abbiamo poi quella confidenza... . Cosa vuoi, sono quasi 19 anni che sono via da Cagliari, ed anche prima in effetti, e prima di quel prima, in fin dei conti era meglio non frequentarsi.

Non è che avessi dell'affetto proprio filiale, inteso come quello classico del figlio... . Diciamo che i parenti non si scelgono, e poi tu lo sai, anche io ho il mio carattere, le mie stranezze. Anche io sono orgoglioso, a mio modo. Ma poi non riesco a portare rancore. Ecco in questo siamo diversi.

No, magari ecco, questo sì, ci piace parlare, a tutti e due. Raccontarci, raccontare. Ci piace ridere. E pensare che insieme abbiamo riso così poco. Mi ricordo, avrò avuto 12-13 anni. Era estate, eravamo in cucina, c'era un film di Totò, e la battuta era una delle classiche del suo repertorio, un misto tra doppio senso e rapidità. Fulminante. Scoppiammo a ridere come matti, tutti e due. Quella risata me la terrò stretta, come quelle mille lire di quando ti lavavo la macchina.

Non so poi perchè hai fatto quella vita là. Chi te lo faceva fare di farti una famiglia? Dicevi sempe che stavi benissimo, prima. E allora?

Non saprei, magari conoscendoti in un altro contesto, magari da adulto, forse sarebbe stato meglio. O peggio, bai e circa...

Che poi non ho mica capito cosa volevi da me. Il dubbio è che non lo sapessi manco tu, onestamente. Cioè, certo mi volevi "dottori". Si, ma poi?

Non so se mi spiego, è come quelle conversazioni che non hanno un inizio ed una fine, quelle da autobus, dove non è chiaro se ti stai incazzando o no, se hai ragione o torto, se sei un dritto o uno sciroccato.

Ma poi l'autobus arriva al capolinea. E tu sei sceso.
Pà, non dimenticare il cappello.