martedì 9 settembre 2008

Veltroni sì, Veltroni no, Veltroni ma

VELTRONI SI’
Si sente dire, da coloro che non sono stati invitati alla prima festa del Pd a Firenze (pur avendo partecipato alle “primarie”, pur essendo membri della Costituente e del gruppo parlamentare Pd) che l’applauso più lungo e più caldo Walter Veltroni lo ha avuto dopo aver detto la frase “Gli immigrati sono nostri fratelli”. In un’Italia imbarbarita dove naufraghi stremati, apprendiamo dai giornali, devono attendere ore sotto il sole prima di ricevere accoglimento, assistenza medica, identificazione, quella semplice frase che un tempo sarebbe suonata ovvia o retorica, è come la bandiera di un modo coraggioso di fare politica in cui gli impegni e i valori fondamentali che un partito sostiene a nome di un Paese, vengono prima dei tatticismi e degli espedienti nel tentativo (vano) di agganciare in qualche punto l’attenzione della xenofoba Lega Nord, magari per fare “insieme” il federalismo fiscale. Se fossi Veltroni terrei alta quella bandiera affinché la noti una vasta parte, normale e civile, degli italiani, che si tiene lontana dalla politica perché vede sventolare solo bandiere di gruppi di interesse e di conflitti di interesse, che umiliano e separano dalle altre democrazie.

VELTRONI NO
Quando il segretario Ds, contestando, come è suo diritto, i giudizi negativi di un altro esponente del Pd, Arturo Parisi, lo accusa di avere offeso anche tutti gli elettori del Pd, entra in un percorso sbagliato e senza sbocco. E’ brutto e vecchio il colpo di difesa secondo cui “chi offende me offende tutti”. Hillary Clinton ha detto cose molto aspre contro il suo rivale Obama, durante le primarie Usa. E viceversa. Nessuno dei due ha mai detto “offendendo me offendi l’intero partito democratico”. Ognuno si difendeva nei termini specifici della argomentazione ostile senza invocare la teologia di Partito. E’ urgente alzare i toni della opposizione all’intera corte dei miracoli di Berlusconi e non trattarsi come nemici in casa.

VELTRONI MA
Quale può essere l’utilità politica di attaccare Di Pietro e l’Italia dei Valori come esseri spregevoli che fanno danno alla democrazia? Come si fa a non riconoscere un paesaggio politico in cui opporre un argine all’esondazione berlusconiana e all’evidente progetto di abbassare il livello del Parlamento, di rendere le Camere un organo consultivo e non vincolante, richiede presenza e partecipazione di tutte le (poche) forze disponibili, e che questa necessità supera la presunta gravità dei disaccordi?

di Furio Colombo, da micromega
http://temi.repubblica.it/micromega-online/8-settembre-2008-furio-colombo-veltroni-si-veltroni-no-veltroni-ma/