venerdì 17 luglio 2009

sulla chiusura della chimica ed il nucelare in sardegna

Avrei una teoria a riguardo: da oramai diversi mesi la nostra chimica e le centrali a combustibile o carbone stanno appese al filo della cassa integrazione. La cosa di per sè non è una novità, intendiamoci, solo che ultimamente coincide con un processo che sundolamente sta andando avanti, in silenzio, di nascosto, di cui ogni trapela qualcosa ma nulla più.
Tale processo riguarda la locazione delle centrali nucelari che questo governo miope e sommamente ignorante sta svolgendo. Silenziosamente, appunto.
Non mi stupirei perciò se le cose coincidessero. Non mi stupirei se il prezzo che dovessimo pagare per riavere i posti di lavoro degli operai di Porto Torres e gli altri siti industriali in crisi dovessere essere lìaccettazione dell'ennesimo balzello continentale, dell'ennesima umiliazione che la Sardegna deve pagare. Insomma, per farla facile: rivolete il lavoro, lo avrete, magari persino meglio pagato (bastano 50 euro, intendiamoci) MA dovete accettare che nelle vostre coste appaiano quei simpatici cilindri svasati. Sì, nelle coste, perchè le centrali nucelari, oltre a costare uno sproposito di soldi, hanno bisogno di tanta, tantissima acqua.
Insomma, la solita guerra tra poveri, gli operai disperati alla fame (ma spalleggiati dai nostri enti energetici, che chiudono i bilanci con utili stratosferici) contro il resto della popolazione, evidentemente preoccupata di non finire come a Cernobil.
Insomma una robina da nulla.
Un po' come noi.