lunedì 25 novembre 2013

Il nostro 11 settembre.

Quanto è accaduto ad Olbia una settimana fa, proprio in queste ore, e quanto è accaduto successivamente, è per usare una metafora il nostro 11 settembre. E' il ricordo di un evento tragico e straordinario. La mia generazione non ha fatto la guerra, non sapevamo cosa vuol dire devastazione e morte. Almeno fino ad oggi.   
E perciò tutti noi che abbiamo vissuto ad Olbia in questo periodo avremo sempre una storia da raccontare: di come in maniera più o meno fortuita siamo scampati ad un pericolo reale. I più fortunati avranno da raccontare di come ci si è dati da fare dopo per soccorrere i migliaia di concittadini meno fortunati. I meno fortunati racconteranno di come hanno visto la morte in faccia.
E, gli uni e gil altri, ci renderà forse un po' più di Olbia. 


Ma tutti, tutti, non dimenticheremo due cose:

- le bare dei bambini al Geovillage
- gli stivali sporchi di fango

Le bare dei bambini sono l'aspetto più crudele, doloroso ed intimo. La vita spezzata all'improvviso è sempre una lacerazione insopportabile. Quando però si seppelliscono i figli, e la ruota della vita gira troppo al contrario del suo senso naturale, il dolore fa un nodo in gola a tutti, anche i più forti. Accarezzare la testa di miei figli pensando a Morgana ed Enrico sarà una abitudine difficile da perdere. E siccome io non mi reputo più sensibile degli altri, so che molte madri e padri di Olbia della mia generazione faranno come me.
Non basterà il tempo a lavare la loro immagine dai nostri ricordi.
Un antico, saggio e quantomai calzante detto sardo dice che l'acqua ha memoria. Niente di più vero. 


Gli stivali sporchi di fango sono il simbolo della straordinaria solidarietà che per primi ha unito gli olbiesi, e che poi è letteralmente esplosa nelle ore successive. Neppure 48 ore dopo la nostra Isola poteva permettersi di comunicare alla protezione civile delle altre regioni d'Italia: facciamo da soli, grazie.
Il mio popoloso quartiere, con 3 morti e decine di case allagate o danneggiate, un numero enorme di auto fuori uso, strade crollate ed un intero complesso scolastico da demolire, senz'altro è stato tra i più toccati.
Ma la mole degli aiuti che tutta la Sardegna ha convogliato qui nelle ore successive, il mischiarsi dei nostri accenti in uno unico, anche questo mi rimarrà impresso.
Nel momento peggiore abbiamo dato il meglio di noi.
E mentre Soru e Cappellacci si infamavano in diretta televisiva, mentre i saccenti e le cassandre spuntavano dal nulla agitando i loro ditini inquisitori, olbiesi e tempiesi, cagliaritani e sassaresi spalavano lo stesso fango, svuotavano le case allagate, distribuivano cibo e vestiti. Insieme, con il senso di comune appartenenza che noi sappiamo di avere ma che nascondiamo molto bene.

Ancora una volta, siamo stati migliori di chi ci governa.
Ancora una volta, abbiamo avuto la prova che uniti non siamo molto lontani da essere una nazione.