mercoledì 22 dicembre 2010

L'ultimo post dell'anno.

Oggi 22/12/2010, voglio inserire come ultimo contenuto del blog dell'anno qualcosa di allegro: per me non è stato un anno facile, e gli amici di Spinoza spesso mi hanno dato il buon umore che mi serviva per tirare avanti: pertanto è un piacere mettere su la loro "compilation" presente in questo momento.

Roma a ferro e fuoco. Berlusconi ottiene la fiducia, ma per errore lancia lo stesso il piano B.

Emilio Fede: “Roma invasa da criminali ben pagati”. Esagerato, erano solo 314.

(Il cesarismo, il regime fascista, i moti rivoluzionari, il ’68. Con la riforma Gelmini la storia si studia in piazza!)

Decine di macchine incendiate nel centro della città. Erano tutte della Polidori.

“Danni senza precedenti all’immagine della capitale” ha detto Alemanno riassumendo il suo mandato.

Berlusconi: “Il paese non ha bisogno di personalismi. Lasciate fare a me”.

Da Vespa il plastico di Montecitorio. Si potrà analizzare la traiettoria delle mazzette.

Dopo la fiducia, il premier pranza con Napolitano. È bello, nei giorni di festa, sedersi a tavola con la servitù.

“Sono fiero dei miei deputati” ha dichiarato Casini, tastandoseli.

Delusione delle deputate in dolce attesa presenti in aula. Berlusconi per ora non intende reincarnarsi.

Letame a palazzo Grazioli. La maggioranza si ricompatta.

Calderoli: “Il governo mangerà il panettone, ma non la colomba”. E che cazzo l’avete comprata a fare?

“L’unica igiene è il voto” ha detto Bossi, chiedendo con urgenza una scheda.

“Elezioni? Meglio risparmiare quei soldi e darli agli italiani” ha dichiarato Scilipoti, nella sua veste di rappresentante degli italiani.

(Poco prima Scilipoti aveva confessato la sua indecisione a Veltroni. Voleva far colpo su di lui)

Scilipoti: “Annozero ha importunato mia madre”. Però anche lei, andare in giro in quel modo.

Gasparri alza il dito medio verso Fini. Se lo era segnato col pennarello.

Bersani: “Non cambia nulla”. È questo il problema, fagiano!

sabato 4 dicembre 2010

Qui ad Atene noi facciamo così

2500 anni fa, non molto lontano da qui


Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.


Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.


La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.


Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.


Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.


Pericle, Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.