mercoledì 24 marzo 2010

Commissione parlamentare bicamerale: la sovranità degli altri

A seguire il mio commento all'articolo di Frantziuscu Serra visionabile presso http://www.irsonline.net/2010/03/1384/



Gli aspetti fiscali, sia diretti che indiretti, dovrebbero essere uno degli aspetti con i quali IRS si deve differenziare in maniera netta e chiara dai politici che rappresentano la regione Sardegna.

Come regione autonoma, avremmo potuto, da sempre, legiferare in maniera tale da contrapporre alle politiche del continente una serie di contrappesi, sia in termini di incentivazione del consumi di alimenti prodotti dell’Isola nell’Isola stessa (ovvero incentivando il mercato interno) sia di sostegno all’export dei nostri prodotti, il tutto a vantaggio dell’economia Sarda.
Per esempio, analogamente a quanto fa una regione come il Trentino che invade con le sue mele, i salumi ed i vini i mercati di regioni che pure li producono, avremmo potuto fare altrettanto in altre aree. Per esempio, forti di una produzione quantitativamente senza eguali di latte ovino, con una politica costante di incentivazione alla pastorizia sarebbe stato agevole poter competere alla pari con i pecorini che provengono da Toscana o Lazio. Invece, incomprensibilmente, noi produciamo pecorino “romano” (!) rinunciando de facto alla creazione di un nostro marchio.

Per passare poi alle professioni di tipo amministrativo/statale, è noto come la Sicilia abbia legiferato già anni addietro per favorire i propri insegnanti per le cattedre scolastiche interne, salvo poi espotare a piene mani insegnanti in tutte le altre regioni della penisola, invero non risparmiando neppure la Sardegna.

Ciò detto, alla palese incosistenza di una politica economica di protezione e sviluppo del mercato Sardo, si aggiunga un cieco asservimento alle politiche fiscali continentali, che tutti i governi regionali, con forse un minimo sussulto della giunta Soru, hanno semplicemente recepito quanto deciso a Roma.

Ma questa pochezza non scatena, da noi, autentici scioperi come in Lombardia o Veneto. L’aspetto delle entrate fiscali infatti non è recepito pesantemente da una economia asfitica come la nostra, con la maggior parte del reddito spendibile tassato alla fonte. Infatti una regione piena di anziani, statali o parastatali, o semplicemente evasori totali come la nostra cronaca spesso ci presenta, non può essere sensibilizzata da argomenti del genere.

Inoltre il nostro atavico senso dell’onestà (per fortuna, aggiungerei) ci mette nella condizione di non ribellarci quasi mai ad un sistema che preleva a livelli delle democrazie scandinave, ma offre servizi al cittadino spesso da paese del terzo mondo.

Pertanto occorre innanzitutto sensibilizzare il cittadino Sardo su degli aspetti forse noti ma per certo poco sentiti:
- che le nostre tasse siano spese in casa nostra
- che pagare le tasse sia un onere ma anche un onore
- che chi non paga le tasse sia uno che ruba anche a te, non un furbo che va imitato
- che solo separandosi dal continente noi si possa avere una tassazione equa, non inficiata dal colossale debito pubblico continetale

Ciò, a mio avviso, andrebbe portato avanti solo una politica dai toni se vogliamo accesi (e forse persino urlati talvolta) ma fermi, costanti, immediatamente riconoscibili dagli elettori affinchè IRS, che è già conosciuta come componente politica che “vuole l’indipendenza”, sia anche riconosciuta come quella che “vuole che le tasse dei Sardi siano spese in Sardegna”.
Questo concetto, semplice e forse più immediatamente percepibile di un’indipendenza che, non nascondiamocelo, la stragrande maggioranza dei nostro conterranei non reputa realizzabile, potrebbe portare consensi in tempi brevi.

mercoledì 3 marzo 2010

Meridiana fly: un insieme di errori riparabili o il declino inarrestabile della prima compagnia aerea privata italiana?

Il 28 febbraio si è formalizzata la fusione tra Meridiana ed Eurofly.
Inevitabilmente, come in tutte le fuisoni, la somma algebrica di uno più uno non è due. Inoltre, l'applicazione del contratto di una compagnia sull'altra, manco a dirlo il meno vantaggioso per i dipendenti, ha ovviamente creato delle agitazioni che si sarebbero a mio avviso facilmente evitate con una comunicazione puntuale, trasparente ed rigorosa, che desse nell'immediato una serie di punti fermi ai lavoratori, anche svantaggiosi, ma chiari e soprattutto finalizzati ada conservazione dei posti di lavoro in un'ottica di sacrificio finalizzato al rilancio.
Ma non è accaduto nulla di tutto ciò.
La comunicazione ai dipendenti è stata tariva, farraginosa e poco chiara. I dipendenti, in specie i contratti più deboli, sono stati in balìa di azioni dettate più dalla rabbia che non dal raziocinio, dalla pancia più che dal cervello.
Ora, con la doverosa premessa che la maniera con la quale il management sta "non" gestendo la cosa è davvero imbarazzante, non sono affatto d'accordo con questa sollevazione spontanea dettata da motivazioni semplicemente inesistenti.
La miopia di un personale di terra ancorato ad una visione della realtà ferma ai contratti Alitalia (e quale più nefasto esempio non potrebbe essere più chiaro) mostra tutta la sua inqualificabile pochezza e si sposa con la prosopopea di un nucleo di sindacalisti impreparati a tutto salvo che a rilasciare interviste farneticanti, che non tengono in nessun conto la realtà del mercato del trasporto aereo e le peculiarità regionali.
In una realtà industriale piena di fallimenti e cassa integrazione ci si ostina a vedere una realtà che non esiste.
Sono perciò davvero amareggiato. Rischiamo di rendere vano lo sforzo di un azionista che anche stavolta sta mettendo di tasca 40 milioni di euro.
Una autentica vergogna.