lunedì 16 agosto 2010

Nuovo capitolo dell'odissea Tirrenia

L’auspicio di IRS, temo, rimarrà lettera morta. Le altre forze politiche in maniera più o meno consapevole latitano, ed i media, oltre le solite “veementi proteste” tra qualche giorno avranno tranquillamente dimenticato una questione non politica ma strutturale. Ovvero la capacità della Sardegna di fare “sistema” e di tutelare i propri interessi. Avere una compagnia di navigazione nazionale potrebbe:
- agire come volano per l’economia interna, fornendo importanti opportunità di occupazione diretta (dipendenti) e di indotto (catering, lavanderie ecc..) e gettito fiscale (la sede sarebbe evidentemente in Sardegna)
- partire da una situazione di vantaggio competitivo sfruttando come leva di marketing la sardità per il mercato interno ed un pricing aggressivo per i turisti
- sfruttare sinergie con altre attività che potrebbero trarne beneficio (cantieristica per dirne una).
Ma quanto potrebbe essere financo ovvio in altri paesi o anche semplicemente regioni italiane qui è chiaramente osteggiato
- da organizzazioni sindacali preoccupate solo di mantenere i loro tesserati
- da una parte politica che forse si era già “venduta” la Tirrenia
- da una lobby che evidentemente vuole favorire solo compagnie private.
Eppure proprio in una situazione confusa come questa dove, anche con investimenti molto contenuti, si potrebbe davvero rendere operativa una realtà di trasporto marittimo focalizzata sulla Sardegna e le sue reali esigenze, il poco spessore dei nostri attuali governanti si esprime con stratosferica pochezza.
Alla miopia in termini di visione economica che peraltro è stata la costante dei tanti governi di ogni colore avuti fino ad oggi, si affianca una ignavia inconcepibile in una situazione tanto favorevole.
L’ennesima occasione buttata a mare?