sabato 14 luglio 2012

Diciotto

Te l'ho detto altre volte. Io non sono giovane né mi sento tale. Oggi per te è un giorno speciale...e lo è anche per me. Il primo dei miei figli compie 18 anni, ed inevitabilmente anche per me è un momento di bilanci.


E così ti passa tutta la vita davanti.
Ma io, Giulia, lo sai che la memoria l'ho spesa quasi tutta per il lavoro o per cose per te inutili come ricordarmi i risultati delle partite del Cagliari.
Perciò ho poche istantanee bene impresse, in quell'album fotografico che dovrebbe invece contenerne migliaia.
§ La prima è il giorno che sei nata. Eri uguale a me. Dopo una settimana eri completamente diversa. Per fortuna.
§ Nella seconda immagine ti vengo a prendere in aeroporto (eri a Parma). Hai 4 anni. Hai un abitino rosso. Ti sollevo per aria come un pallone, e rido, rido come se i quattro anni li avessi avuti io e tu fossi davvero un pallone.
§ La nella terza immagine sei in strada con le tue amichette del vicinato. Sorridi, hai più o meno 6 anni. Sei un piccolo leader, qualcuna è un po' più grande ma non è un problema. Non hai mai avuto problemi di integrazione.
§ In quest'altra siamo in Ogliastra. Lo scoglio non è altissimo, non credo arrivi a 5 metri, ma tu hai 9 anni ed a Olbia non ci sono scogliere. Mi tuffo, mi giro e faccio "Dai, c'è fondo". Dieci secondi dopo sei in acqua a fianco a me. Quel giorno ho capito due cose di te: che ti fidi di me e che di me hai anche un'altra cosa oltre il cognome. Una certa dose di incoscienza.
§ Hai 14 anni e ti vengo a prendere da tua mamma. E' estate, sei abbronzata, hai una camicia pakistana bianca che risalta sulla tua pelle scura. Hai i capelli sciolti, sei sicura di te e dimostri ben di più della tua età. Un padre resta un padre ma l'uomo la sua considerazione la fa lo stesso. No, davvero non sei più una bambina. Ma la ruota sta girando per il verso giusto. Goditi i tuoi anni.

§ Hai 17 anni e mi mostri i tuoi 4 tatuaggi, alcuni dei quali celatimi per anni, prendendomi come fesso. Me li mostri con orgoglio e naturalezza, come si mostrano i tatuaggi. Io so che loro sono stati il tuo percorso dell'adolescenza, in loro ci sono gli errori che hai fatto (e ne hai fatti tanti, e lo sai) e le cose belle che ti sono capitate, come la nascita dei tuoi 2 fratelli.


Lo so che sono noioso, che "ti sto incubando" anche adesso. Ma è il mio ruolo. Io non sono tuo amico, sono  "quello".
Quello che ti ha sempre chiesto "come è andata a scuola" sapendo dei tuoi disastrosi risultati, quello che da bambina ti ha tenuto fino ai nove anni dietro e col rialzo anche se "le mie amichette vanno davanti", e che tutt'oggi ti "ricorda" di dover mettere la cintura. Quello che ti zittiva ai colloqui dicendo "non interrompere il professore" mentre la stragrande maggioranza degli altri genitori andava ai colloqui per fare l'avvocato del figlio (asino). Ma io sono quello. Sono quello che ti ha dato "una surra"  quando ho reputato in coscienza di doverlo fare, e quello che ha pianto con te quando si deve condividere un dolore. Quello che ha provato a spiegarti la fortuna di vivere qui e non altrove, perché è bene non dimenticare che noi siamo nella parte ricca del mondo, prexiaus d'essi Sardus.


Sinceramente non so se sono riuscito a darti  una educazione o quantomeno un esempio di come si possa rimanere con la schiena dritta, con pochi lussi (e non è vero che sono tirchio) e tanto lavoro. Ma il valore del denaro, quando lavorato onestamente, qualcuno te lo deve pur insegnare in una società dove tutto sembra facile, tutto dovuto. E non importa se non diventerai "dottori" come sognavo io. Come non smetterò mai di dirti, ogni lavoro è rispettabile. La vergogna è rubare.


Da oggi hai l'età per navigare da sola. Il tuo scafo forse non è pronto come io avrei voluto, ma il tempo è arrivato.
Buon vento, Giulia.