lunedì 31 marzo 2008

La complesstià dell'opera di Italo Calvino

La complessità dell'opera narrativa di Calvino è speculare alla multiforme etorogeneità della sua cultura.

Da il sentiero dei nidi di ragno a Ti con zero, da Ultimo viene il corvo a Marcovaldo, a mio avviso il più complesso ( e completo) scrittore italiano dello scorso secolo.

La prosa asciutta e barocca, narratore della fiaba ne Le cosmicomiche, del dramma ne I giovani del Po, ama Ariosto e Queneau, osserva e descrive, con la sua straordianaria curiosità, il novecento mondiale dalla seconda guerra mondiale in poi.

E' comunista ma critico (basti leggere Taccuini di viaggio in URSS), disincatato e lucido, mai banale, modernissimo nell'analisi dei processi sociali.

Ma l'inclinazione fantastica, costante di tutta l'opera di Calvino, rappresenta comunque la corda più autentica dello scrittore.

Forse davvero la sua intera opera potrebbe riassumenrsi in queta riga:
la lettura è un atto necessariamente individuale molto più bello dello scrivere.




martedì 11 marzo 2008

Il Valdismo

La Chiesa valdese non riconosce su di sé l’autorità del papa romano, non ha al suo interno alcuna specie di papa, perché non è strutturata in modo gerarchico con un capo terreno al vertice, bensì con un ordinamento sinodale-assembleare in cui tutti i membri di chiesa (laici) e i loro ministri hanno uguale dignità e potere. Solo per dare un’idea di questa differenza strutturale, potremmo paragonare la Chiesa cattolica-romana ad una monarchia assoluta, mentre le Chiese evangeliche, compresa quella valdese, sono organizzate come una moderna democrazia assembleare, parlamentare e repubblicana.

La Chiesa si mantiene coi suoi propri mezzi, cioè con le offerte e le contribuzioni volontarie dei suoi stessi membri. Essa non chiede e non riceve sussidi o contributi da parte dello Stato, perché ritiene che ogni organizzazione religiosa, di qualunque confessione, debba auto-finanziarsi e che lo Stato debba provvedere solo ai suoi compiti specifici, che riguardano tutti i cittadini indipendentemente dalla fede che professano o non professano. La Chiesa valdese, però, recentemente ha accettato di avere parte all’otto per mille dell’IRPEF che i cittadini danno allo Stato; ma usa questa entrata soltanto per il sostenimento di opere di assistenza sociale in Italia e all’estero, mentre per i fini di culto e il mantenimento dei suoi pastori usa le sole offerte interne.