sabato 31 maggio 2014

La Maglia. Intervista improbabile a Massimo Cellino

Intervista improbabile a Massimo Cellino. I contenuti sono frutto della mia fantasia. Non tutti.

Andrea: "Minca o Massimo ma quando eravamo a un passo ad andare in finale di coppa Uefa è vero che ti sei venduto la partita con l'Inter?"
La faccia di Massimo Cellino è una mappa della metropolitana di rughe.
Massimo: "E bà chi ti pongu is manus a pizzus." Accende una sigaretta. "Se avessimo vinto quella partita saremmo stati in finale con gli austriaci che erano una squadra abbordabilissima."

A:"L'incazzo più grosso, al di là della questione stadio?"
M: "Ne ho due. Non essere andati in Uefa l'anno dopo perdendo in casa con la Sampdoria ed andare in serie B perdendo lo spareggio col Piacenza."
A:"Il pacco più grosso che hai fatto?"
M: "Anche qui ne ho due, e tutti alla Juve: O'Neill e Matri. O'Neill piaceva troppo la bottiglia, a Matri la figa. E gli eccessi, a meno che non sei un genio assoluto, li paghi tutti."
A:"Ma cosa ti ha fatto Zola per essere mandato via senza un grazie?"
M: "Ma 'ta ses narendi? Zola è un professionista che ha fatto una grande cosa, tornare a giocare in Serie B in casa sua. Ma sapeva bene che a me più che il giocatore interessa la squadra."
A: "A te quelli riservati, che non creano problemi, non piacciono. Sei naturalmente diffidente chi ti da poninti in culu"
M: "Che cazzata, pensa a Gianfranco Matteoli. Il Cagliari per come lo conoscete in questi ultimi 10 anni è molto creatura sua.
 A:"Il mister più preparato?"
M: "Tabarez"
A: "Il più scarso?"
M: "Trapattoni: aveva un'ottima squadra e quando l'ho esonerato era lì lì per entrare in zona salvezza".
A: "Il giocatore straniero che ti è piacituo piaceva di più?"
M: "A me piaceva molto Dely Valdes. L'ho pagato poco e venduto bene in Francia. Era forte di testa, coi piedi, centravanti vecchia maniera ma anche veloce. David Suazo per me è come un figlio, ti avrei detto lui ma voglio essere obiettivo"
A: Quello straniero peggiore?
M: "Peggiore non lo so, ma di sicuro chi mi deluse molto, forse non per colpa sua, fu Romero. Arrivò che era già un grande giocatore, ma fu davvero poco incisivo. Lo mandai via subito."
A: E per gli italiani?
M: "Chi era davvero fortissimo era Moriero. Potenzialmente avrebbe avuto un grande futuro, poi si è perso. Ma anche senza cercare Zola ho avuto giocatori eccellenti come Matteoli."
A:"Chi ti ha deluso umanamente?"
M: "Tanta gente. Più sardi che altri. L'invidia è davvero il nostro primo limite."
A: "Tornando indietro rifaresti tutto?"
M: "Non lo so. D'istinto visto come sono andate le cose, no. Ma poi devi fare un bilancio, e allora ti dico che ho fatto tutto quello che potevo, nel bene e nel male. Che sono stato odiato da tutti, stampa, tifosi, qualche presidente, ma che io ho sempre pagato gli stipendi, che i giocatori del Cagliari Calcio con me non sono mai stati neppure lontanamente coinvolti nelle scommesse. Perché forse farà sorridere ma anche io ho una mia etica, che nasce da una parola. Maglia. 
A: La Maglia è tutto.
M: La Maglia è tutto. E se sei di Cagliari è ancora di più. E le pacche sulle spalle al mercato di San Benedetto come nel quartino d'aria a Buoncammino, i "vai così presidente" detti da chi ti guardava negli occhi. Perché quelle persone sanno che  tu onorerai quella maglia, anche se non entrerai in campo, anche se la vedrai fumando e ghettandi lagrimas cummenti unu scimpru, anche in piedi nel tunnel degli spogliatoi o seduto appicculau al solito posto. Tu onorerai quella maglia, con le scelte di mercato talvolta azzardate ma che poi ti danno ragione col tempo, con gli esoneri di chi allena che dicono tutti che mandi via un genio e invece.."
A: "E invece?"
M: "E invece abbiamo i conti a posto, le tasse pagate, tutto in regola. Ah, dimenticavo, siamo in serie A!".
A: "Perché molli allora?"
M: "Mi seu segau is callonis di Zeddino e a dirla tutta dell'Italia. Baccagà, seu arrosciu."
A: "Ci credevi nello stadio, vero?"
M: "Compri un terreno per un sacco di soldi, il comune ti dice tutto a posto, e poi se ne esce l'Enac che là non puoi costruire. Ma tu l'hai mai visto l'aeroporto di Firenze? E' dentro un quartiere. I palazzi a meno di 300 metri. Su Is Arenas poi.. i vincoli dei fenicotteri. Davvero, meglio andar via."
A: "Che farai ora?"
M: "Vediamo se l'esperienza fatta qui può servirmi in questa nuova avventura a Leeds. Là posso fare solo l'imprenditore. Qui era diverso. "
A: "Mhh, no du sciu.. Ma Silvestrone non è che sei tu trassato a Americanu?"
M: "Eia, fairì cussu contu"

La sigaretta è finita, riceve una telefonata. Mi alzo, mi giro e me ne vado. Non mi volto, non saluto. Ma ho il nodo in gola di quella volta che scendemmo col Piacenza. Perché in questo ha ragione lui. Quello che conta è la maglia.