martedì 11 dicembre 2012

La nostra ignoranza è la causa del disprezzo verso tutto ciò che è nostro

Sabato scorso sono stato invitato da un amico a vedere il prof. Gigi Sanna, che ha tenuto una bella conferenza all'interno della manifestazione Emmas.

Indubbiamente l'argomento è più che affascinante. I nuragici scrivevano, ho le prove, dice Sanna. Segue un'ora ininterrotta di  analisi di dati, foto, correlazioni con le lingue di ceppo semitico che si parlavano nel bacino del mediterraneo oltre 3000 anni fa.


Decine di iscrizioni, foto, spiegazioni meticolose. Ma anche tanta rabbia per non essere stato ascoltato negli ambienti accademici, per non avere i fondi necessari per poter affrontare seriamente campagne di scavi, per non poter avere accesso ad archivi, a dati che potrebbero magari anche smentire la teoria, ma almeno provare in maniera metodica e con fondi certi a studiare quella che potrebbe essere una "scoperta" paragonabile a quella dei nuraghi.


Scrive Gianfranco Pintore
"La scrittura oggi è importante, ma quale strumento di comunicazione lo era assai meno nell’età del Bronzo e nel I Ferro. Per i popoli i mezzi di comunicazione possono mutare, ma ciò che è fondamentale è fare la storia, non subirla. Ancora oggi i Sardi, purtroppo, la storia la subiscono, incapaci di farsi rispettare e ascoltare, senza grandi obiettivi comuni, nella cultura (innanzitutto la lingua sarda che debbono usare, senza chiedere perché è un loro diritto, in ogni ordine e grado delle scuole), nella politica del lavoro e dei trasporti, le servitù militari e in tutti quei settori nevralgici per la ripresa dell’economia locale. Quando avranno superato le gravi povertà e gli squilibri sociali, lo stato terribile di disoccupazione, l’emigrazione dei giovani, l’invecchiamento della popolazione e lo spopolamento dei centri dell’interno, allora i Sardi avranno scritto la Storia di proprio pugno, non solo con la penna."

Personalmente la vedo in maniera leggermente diversa da Pintore: l'Irlanda divenne una repubblica indipendente pur essendo un paese estremamente povero, ma non nego che nessi tra sviluppo economico e presa di coscienza indipendentista ci siano, e siano stati il fattore scatenante nella creazione di una nazione, gli Stati Uniti sono in questo l'esempio più lampante.

Ciò che mi spaventa è l'indifferenza, colossale, che in Sardegna si ha su questi aspetti che potrebbero portare, oltre che conoscenza, anche significative ricadute economiche. Ma forse a noi interessano maggiormente i Vikinghi, troviamo più affascinante Stonhenge.Come ad altri, anche a me viene in mente in questi casi la nota frase di Simon Mossa,  che riferendosi alla storia della Sardegna, affermava che "la nostra ignoranza è la causa del disprezzo verso tutto ciò che è nostro".  

L'ignoranza e l'indifferenza, unite ad una certa dose di invidia. Queste sono le malattie di cui soffriamo noi Sardi. Guarendo da queste, forse, potremo aspirare anche al "resto".