giovedì 18 aprile 2013

Peppino Fiori, tributo alla modestia, all'intelligenza ed alla misura

Forse vedendo stasera l'abbraccio tra Alfano e Bersani a Montecitorio che mi è tornato in mente che in questi giorni, 10 anni fa a ieri, moriva Peppino Fiori, senz'altro l'intellettuale sardo che più ha formato il mio pensiero politico, ammesso che io possa dire di averne uno*

Di Fiori ho quasi tutte le pubblicazioni (mi manca la biografia di Enrico Berlinguer, che credo mi regalerò quest'anno), e che come nel caso della vita di Antonio Gramsci credo di aver letto 3 volte. Insomma sono un suo fan, anche se credo che questo termine non gli piacerebbe.


Definirlo un Plutarco dei nostri tempi sarebbe riduttivo. 

Peppino Fiori è stato un giornalista di prim'ordine, direttore di Paese Sera e firma di punta di una Rai della metà degli anni 70 poco abituata ad uno stile scarno, incentrato sulla notizia, oggi diremmo alla BBC dato che non abbiamo memoria che la televisione nazionale italiana non è stata solo Berlusconi.
E' stato un politico di sinistra, eletto tra i socialisti che abbandonò non appena Craxi divenne segretario di quel partito, ma prontamente rieletto alle elezioni successive come indipendente nel Pci. Era perciò anche un uomo di fatti, oltre che di penna. E' stato infatti un uomo verticale, in cui la morale e la politica camminano di pari passo (in lontananza in una altra stanza sento alla Tv la voce della Santanchè, un incubo).

E' stato, soprattutto, scrittore. Da appassionato di storia, sono stato fulminato dal primo libro che comprai scritto da lui, era la vita di Michele Schirru, l'anarchico di Padria che tentò di assassinare Mussolini. L'ordine meticoloso della narrazione, l'ossessione per le fonti di prima mano, un uso della lingua misurato, chiarissimo, impeccabile. Analista lucidissimo, scriveva nel 1995 "Il venditore, Storia di Silvio Berlusconi e della Fininvest" di illuminante preveggenza.

Ma i libri i Peppino Fiori di cui sono innamorato riguardano i Grandi Sardi del secolo scorso: le biografie di Emilio Lussu e Antonio Gramsci. Del primo, oltre dello straordinario uomo d'azione fa trasparire anche l'irrequietudine intellettuale, del secondo il lato meno conosciuto di politico non ligio alla disciplina come lo voleva la tradizione togliattiana.
Ma non è stato solo biografo, infatti consiglierei davvero a chi volesse comprendere un po' di più della Sardegna una lettura di Sonetàula. In questo breve romanzo (diventato film di Salvatore Mereu) è racchiusa una storia di secoli di codice barbaricino,  la orgogliosa prigione di un popolo.

E' stato per me, Peppino Fiori, l'esempio di come si possa fare bene e con coscienza cose diverse fra loro, con modestia, intelligenza e  rigore.
Doti oggi sempre più rare.








*Al di là della sua appartenenza ad un partito politico nazionale italiano, cosa che io evidentemente non condivido.