martedì 23 ottobre 2007

Tucidide e la democrazia per gli ateniesi

Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: per questo è detto democrazia.
Le leggi assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora egli sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se preferisce vivere a modo suo.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e le leggi, e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono un’offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte la cui sanzione risiede solo nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso.
La nostra città è aperta al mondo; noi non cacciamo mai uno straniero.
Noi siamo liberi di vivere proprio come ci piace, e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private.
Un uomo che non si interessa dello Stato non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché soltanto pochi siano in grado di dar vita a una politica, noi siamo tutti in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione un ostacolo sulla strada dell’azione politica.
Crediamo che la felicità sia il frutto della libertà e la libertà sia solo il frutto del valore.

martedì 2 ottobre 2007

Quaderni dal carcere

Ho infine terminato la lettura dei quaderni del cacere di Antonio Gramsci,
che con alterne vicende mi ha occupato fino alla
scorsa settimana
La lettura a mio avviso può essere effettuata in due maniere:
-come opera a sé stante nell'ambito di un discorso biografico e di
conoscenza del pensiero gramsciano
-come momento di analisi del pensiero filosofico e storico del partito
comunista negli anni '30

Se vista come opera utile ad una conoscenza del Gramsci-pensiero, essa
impressiona per la vastità degli scritti, per la diversità dei "know-how"
, per l'amore per la conoscenza, vista e vissuta quasi come una religione.
Il tutto, non dimentichiamolo, in una situazione di disagio sia psochico sia
fisico di crescente gravità. Impressiona la vitalità, quei sui continui
"controllare" "verificare" ecc.., la straordinaria lungimiranza di alcune
previsioni. Davvero da leggere "americanismo e fordismo", e certe taglienti
stoncature degli innumerevoli "nipotini di padre bresciani". L'idea di un
paese da farsi, di una fiducia "comunque" nelle potenzialità di quello che
allora poteva dirsi un paese sotto scacco. Ogni tanto rispunta fuori lo
studente di Torino, il caricaturista che in una riga didintegra il
presonaggio. Una su tutte
"Vittorio Emanuele è stato identificato come il re galantuomo, come se
galantuomo fosse un segno distintivo o raro."

Se vista invece in un ottica di critica del pensiero filosofico crociano,
inteso come idealismo di una classe plotica borghese, il formidabile
apparato storicistico si basa fondametalmente sullo sviluppo della filosfia
della praxis, vista come ultimazione dello storicismo marxiano: la realtà
appare in tutta la sua cruda verità, si è spogliata di ogni elemento
teologico.