Augias ha dialogato su questo tema con uno dei massimi biblisti italiani, Mauro Pesce, rivolgendogli quelle stesse domande che molti di noi, cristiani e non cristiani, si pongono: sul periodo storico nel quale Gesù visse, sulle sue parole, sulla sua vita, sulla sua morte, sui tanti testi che ne parlano. Ma anche su ciò che seguì la tragica giornata del Golgota, fino alla nascita di una religione che da lui prese il nome, anche se egli non ha mai detto di volerla fondare. Il profilo di Gesù che questa "inchiesta" ci restituisce è quello di un ebreo, ligio alla Legge di Mosè, amante del suo popolo e delle sue tradizioni, eppure aspramente critico verso gli aspetti che giudicava 'superati' o 'secondari', e, soprattutto, portatore di un progetto di rinnovamento incentrato sul riscatto degli emarginati; una personalità complessa, mai svelata per intero nemmeno a chi gli era più vicino, una figura profondamente solitaria, coerente con i suoi principi fino alla morte in croce.
Un Gesù quindi che viene ritratto nei suoi molti aspetti perché ogni vangelo ha e dà una immagine diversa del protagonista: quella di Luca è di un uomo molto attento ai poveri e ai diseredati, Marco narra di un taumaturgo ed esorcista, Giovanni lo rende come parola di Dio che traluce attraverso la sua umanità. L’analisi di Augias e di Pesce prosegue con un’indagine sulle sue parole, sulla sua morte, sui tanti testi che ne parlano. Ma anche su ciò che seguì la tragica giornata del Golgota, fino alla nascita di una religione che da lui prese il nome, anche se egli non ha mai detto di volerla fondare. Il profilo di Gesù che questa “inchiesta” ci restituisce è quello di una personalità complessa, mai svelata per intero nemmeno a chi gli era più vicino. Una figura solitaria, affascinante anche in questa ricostruzione storica, coerente con i suoi principi fino alla morte in croce.
Il libro affronta degli argomenti propri della fede con l'occhio dello storico ed è per questo che non possiamo indignarci sul fatto che in alcuni passi metta in discussione le certezze del credente; il metodo dello storico ha in se il dubbio, come per altro è giusto che sia. Contrapporlo al libro del Papa è una scemenza; a meno che l'unico bisogno del credente sia quello di veder confermate le proprie convinzioni, cercando solo ed unicamente la persona giusta che sappia trovare le cause che vi si adattino nel modo migliore.
Anche oggi, purtroppo, l'irritazione di certi commenti mostra come intolleranza e fanatismo religioso siano veleni diffusi ovunque, anche “qua”. “Gesù era un ebreo, non un cristiano”: ovvio, ma che fastidio sentirselo dire! Comprensibile e scontata, d'altronde, la “condanna” da parte del Vaticano (peraltro abbastanza sommessa rispetto allo stile in voga di questi tempi, visti i pochi appigli che evidentemente il testo fornisce): è sufficiente avere un minimo di libertà di spirito per trarre l'ovvia conclusione di quale tradimento abbia operato la Chiesa nel corso di due millenni non solo rispetto alle “verità” storiche ma anche a quelle spirituali, ai fatti e all'insegnamento di Gesù. Temo che se Egli tornasse oggi dalle nostre parti e si ripetesse pari-pari nei gesti e nelle parole, finirebbe nuovamente crocefisso (si spera solo metaforicamente) dalla nuova santa alleanza politico-religiosa: un sovversivo, un agitatore, un disturbatore della quiete pubblica, un distruttore della famiglia..insomma, un terrorista!
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