La prosa asciutta, la chiarezza nel'esposizione dei fatti, il suo attaccamento ai suoi boschi, a quell'identità "de su logu", che ricordo aver visto anche nell'ultima intervista da Fazio.
Mario Rigoni Stern mi ha appassionato da ragazzino col celeberrimo "Sergente nella neve", l'ho riscoperto più avanti con "Il bosco degli urogalli", mi ha quindi conquistato con "Uomini boschi ed api". Mai eccessivo, sempre ben cosciente del rapporto tra uomo e uomo e uomo e natura, sarebbe da far leggere a tanti odierni scribacchini.
Se dovessi descriverlo con un aggettivo direi verticale. Nella sua civiltà, nella sua idea del mondo e delle cose, senza servilismi, disilluso ma fermo nel suo essere cosciente di non avere altra maniera di agire se non una.
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