Stanotte ho sognato Claudio. Non mi era mai successo da quando se ne è andato, oramai quasi 6 mesi fa. Il sogno era un po' confuso, ma c'eravate tutti. Era un po' come tornare indietro di 20 anni. Max era magro, Tonio vestito di chiaro, Giovanni aveva un giubbotto in jeans, mi sa c'era pure Carla. Federico ed io eravamo vestiti in maniera simile, se non ricordo male in velluto. Eravamo a Cagliari, in un vicolo senza uscita con un bar buio, in cuoi io offrivo da bere a Max, pagando con una banconota da 50, nera (chissà poi perchè). Maugeri era fuori dal bar, curiosamente, direi.
E poi c'era Claudio, nei suoi giorni migliori. i capelli nerissimi, era un po' come il giorno che mi sono laureato. Cominciamo a parlare. Ma io ho le palle girate:" Ma cosa vuoi? Quando avresti avuto bisogno di me, di noi, perchè non ci hai chiamato? E' questo per te essere amici?".
In quell'esatto momento, all'interno del sogno, percepivo che "effettivamente" è morto.
Ora, noi ci siamo frequentati per non tantissimo tempo oramai tanti anni fa. Ma, così spero per voi, per quegli anni per me sono stati "speciali", di sicuro vissuti intensamente, al 110 per cento.
Quanto è accaduto a Claudio è certo ingiusto, ma nella maggio parte dei casi siamo noi gli artefici del nostro destino, e Claudio in fin dei conti ha vissuto la sua vita come ha voluto, non sta a me giudicarlo. Ma gli ero affezionato, e mi aggrappavo alla sua "icona" quasi per esorcizzare la scomparsa di quella parte di me che inevitabilmente con gli anni, le responsabilità, il corso della vita ha limitato in qualche atteggiamento poco convenzionale sul lavoro, una certa maniera di prediligere certe forme d'ozio rispetto ad altre, dei modi di dire.
La sua scomparsa non ha chiuso in un cassetto quei ricordi, ma li ha fatti diventare, appunto, ricordi. Non più realtà riproducibile. Insomma solo ora mi sono accorto che quel "passato" è passato.
E il passato se lo tiene.
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