Non posso che condividere appieno quanto riprendo dalla Nuova Sardegna.
Mario Sardara è stato l'esempio più vivido dell'autentico supporter.
Decenni prima che si guardasse al rugby come "sport pulito" Marius ha rappresentato per noi tifosi del Cagliari Calcio la testimonianza che la passione e l'attaccamaneto ai colori può tranquillamente andare a braccetto con il rispetto per l'avversario e la pacatezza nei modi.
Ciao Marius, che la terra ti sia lieve.
Dal dopoguerra ha fatto indossare i colori rossoblù alla statua di Carlo Felice. Ha trascorso molte notti chiacchierando con Gigi Riva. Rombo di tuono si “nascondeva” spesso tra biliardini e macchinette del gelato del suo bar di viale Trento. Un locale che ha ospitato un po’ tutti: da Gianni Brera a Giampiero Boniperti. Il bar aveva il suo nome: Marius.Lui, Mario Sardara all’anagrafe, cittadino onorario di Mandas, natali all’Asinara - i genitori lavoravano dalle parti di Porto Torres - se ne è andato ieri pomeriggio. Il presidente onorario dei Cagliari club è stato sconfitto da un male a un polmone a 85 anni.
Da qualche stagione non passava allo stadio. Ma per quasi mezzo secolo il suo striscione era garanzia di tifo pulito e sincero. Marius accoglieva i tifosi in piazza Yenne. Nel suo primo bar, con un amplificatore rudimentale, trasmetteva al telefono le partite in trasferta di Mattrel e Rizzo. Per le gare in casa, era il “re” dell’Amsicora. Al Sant’Elia si era piazzato nel settore Distinti. Poi, il drappo “Marius, Forza Cagliari” aveva traslocato in curva Sud. «Quel che conta è la passione, il rispetto e la civiltà del tifo» ripeteva.La stoccata non era casuale. Marius teneva a distanza esagitati e violenti. Non capiva risse, aggressioni, studenti pestati, treni e traghetti devastati, molotov, coltelli: «Sono persone che con il calcio non c’entrano. Se non si agisce in maniera perentoria sarà sempre più difficile».
Per Mario Sardara, c’era solo il Cagliari. Mai sopra le righe, ha raccolto consensi, non solo allo stadio. Ha dialogato con varie amministrazioni pubbliche. Nell’era Cellino, dopo un avvio di reciproca conoscenza, aveva finito col fare un silenzioso passo indietro. Stili diversi. Inoltre, il pallone, che tra diritti tv, giocatori strapagati e viziati, interessi sempre più distanti dal gioco, aveva preso a girare troppo veloce. Dopo l’indimenticabile corsa in Uefa e il suo amore per Matteoli e Francescoli, si era riavvicinato al Cagliari di Zola e Langella. Una breve e felice parentesi. Poi, il riserbo e la malattia lo avevano tenuto a casa. “Amava la discussione leale e prendeva decisioni soppesate con cura. Ci ha lasciato - spiega Tore Saba, consigliere del Centro di coordinamento dei Cagliari club (60 associazioni e oltre tremila tesserati) - tanti suoi cimeli. Faremo nascere il Museo Cagliari club Marius».
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